sabato 22 dicembre 2007

Ancora sull'integrazione italiana in Germania

Sul tema del mio post nato in seguito all'articolo dello Spiegel sulla mafia in Germania e il livello di integrazione dei nostri connazionali nella Bundesrepublik riporto anche un interessante contributo di Italienpolitik.

venerdì 14 dicembre 2007

Plätzchen backen

Plätzchen backen, una tradizione del Natale tedesco

Arriva il Natale e la parola d'ordine è Plätzchen backen! Quando lo racconto ai miei amici provo a tradurre: preparare e cuocere al forno i biscottini per il Natale. Chi non è digiuno di Germania si farà una grossa risata a questa traduzione, chi di Krukkonia ne mastica poca alzerà le spalle e penserà: "E che mi frega?"


Plätzchen backen è un mondo che la prosa non può descrivere e allora io ci provo con la poesia, scusandomi con il poeta per la blasfemia...

Plätzchen backen

Si fa, come d'inverno
nella mia terra i cappelletti


E chi non ha mai vissuto un'infanzia a piegare cappelletti con la nonna alzerà le spalle e dirà "E che mi frega?"


(Foto: Nordevent)

mercoledì 12 dicembre 2007

Mafia in Germania

Qualche riflessione a margine dell'articolo pubblicato dallo Spiegel


Le righe che seguono erano nate come un "commento al commento" che Gennaro aveva lasciato al mio post di domenica scorsa, poi però le righe hanno acquistato sempre più sostanza e allora ho deciso di spostarle in un post normale.


Caro Gennaro,

io nel frattempo ho letto l'articolo.

Premetto velocemente:


  • Negli anni la mia stima per lo Spiegel è abbastanza diminuita;
  • Sono convintoo che lo Spiegel rimaga comunque un mezzo importante di comunicazione e di formazione dell'opinione pubblica;

Ciò premesso devo dire che la mia reazione all'articolo è stata doppia: da una parte condivido molto di quello che si dice. L'articolo riprende anche molti degli argomenti che citi tu: livello di disoccupazione e di scolarizzazione degli italiani di seconda e terza generazione in primis (proprio pochi giorni fa se ne discuteva animatamente in calce ad un post di Beda Romano). Gli autori fanno vedere che dietro la presunta perfetta integrazione in realtà ci sono grossi problemi e accusano anche chiaramente le autorità tedesche di aver chiuso per troppo tempo gli occhi anche di fronte ai ripetuti avvetimenti da parte italiana. L'articolo accenna una velata critica anche alle autorità consolari italiane, che, però a mio parere, più che essere colpevoli di voler ignorare i problemi, sono colpevoli di combatterli con mezzi assolutamente inadeguati e completamente antiquati. Se anche tu, come credo, hai un minimo di esperienza di consolati italiani qui in Germania, non potrai che darmi ragione: pochissimi soldi e spesi più per conservare sacche di tradizioni e isolamento piuttosto che per promuovere l'integrazione.


I Gastarbeiter: la prima generazione

Su questi italiani punta il dito l'articolo e su di loro vorrei provare a ragionare.

Che piaccia o meno l'italia di molti di questi immigrati in Germania di prima generazione è un Paese che non esiste più da decenni. È un Paese trasfigurato e inchiodato allo stato di sviluppo del giorno in cui i nostri connazionali hanno varcato il Brennero. Sono tanti (tantissimi) quelli che anche dopo trent'anni di permanenza (alcuni 50) non parlano il tedesco neanche ad un livello elementare. Sono tanti (tantissimi) quelli che si massacrano ogni giorno con il sogno dichiarato di tornare in Italia a godersi la pensione. Sono tanti (tantissimi) quelli che non possono permettersi di tornare frequentemente in Italia, di leggere i giornali, di guardare la tv. Il risultato - e lo dico, credimi, con grandissimo dispiacere - è che di quella generazione di disadattati. Gente che non riesce a stare bene qui in Germania e che domani, arrivati all'agognata pensione, non staranno bene in Italia, perché scopriranno e vivranno come uno shock culturale che quel paese che avevano lasciato trenta o quarant'anni fa non esiste più, che la gente è cambiata, che la Loren e la Lollobrigida non se le fila più nessuno... Anche di questo parla l'articolo: di una precarietà dell'emigrazione. Gli italiani che sono venuti qui come Gastarbeiter sono venuti per tornare indietro prima possibile e con questa convinzione hanno educato i loro figli. E mentre scrivo queste cose mi vengono in mente nomi, volti, indirizzi, storie, lacrime...


Due generalizzazioni ingiuste

Come ho detto, però, l'articolo mi ha lasciato un'impressione divisa, infatti mi sembra che esso generalizzi troppo almeno su due punti. Il primo è quando afferma che le famiglie degli emigrati del Sud italia, provenendo da una realtà che è così (l'articolo non lascia spazio ad interpretazioni), hanno ricreato qui strutture parasociali che hanno rappresentato un terreno ideale per la crescita di attività di stampo mafioso. In una frase si bolla un'intera macroregione come mafiosa. Si ignorano i progressi della lotta alla criminalità organizzata (e fissarsi qui sull'uso generalizzato del termine Mafia è, credo, questione di lana caprina che lascia il tempo che trova). Si ignorano, dicevo i progressi della lotta contro la criminalità organizzata soprattutto quelli della gente comune. La rivolta coraggiosa dei ragazzi di Locri, i movimenti del No al pizzo, la lotta di tanti sacerdoti, sindacalisti e anche qualche politico, la sfacciataggine di Saviano, 28 anni scagliati con incoscienza e rabbia contro i casalesi... Si ignora la situazione della Basilicata, non certo un'isola felice, ma un esempio che - a fatica certo - si può fare della strada anche in altro modo. L'equazione dello Spiegel è perciò a mio parere troppo billig: il Sud d'italia è mafioso e gli emigranti italiani in Germania provenienti dal Sud di conseguenza hanno una sorta di predisposizione genetica alla mafia.

Un secondo punto su cui non sono d'accordo è la mancanza di iniziativa che l'articolo imputa a questi nostri connazionali. Li accusa di non aver avuto iniziativa e ambizione né per sé, né per i propri figli, misconoscendo in questo modo lo sforzo enorme che quella generazione ha fatto lasciando il proprio paese senza sapere nulla di quello che li aspettava, senza conoscere la lingua del paese che li avrebbe ospitati e riducendo anche il ruolo che hanno avuto nello sviluppo della Germania.
Più che mancanza di spirito imprenditoriale credo ci sia la mancanza di cultura. Quella generazione era figlia della fame. era analfabeta in patria e lo è diventata doppiamente qui in Germania. La sua scuola erano state le serate al bar, i racconti degli anziani, le leggende del paese e quindi solo in base a quelle povere e poche coordinate loro potevano indirzzare la propria vita e quella dei loro figli. Questo, inserito in un contesto come quello tedesco, fortemente selettivo già nell'infanzia, è sicuramente stato fatale non solo a loro, ma anche alle generazioni a seguire.


Il ruolo delle associazioni e dello stato italiano

Prima di concludere vorrei toccare ancora due punti. Io non so se effettivamente, come dici tu, qui in Germania la presenza di associazioni di famiglie italiane sia inferiore rispetto agli altri paesi. A me sembra invece che ce ne siano troppe e tutte fatte con lo stesso intento che forse andava bene cinquant'anni fa, ma che oggi produce più danno che altro: quello che un tempo era considerato un aiuto, fatto per sconfiggere la malinconia, la solitudine e i problemi dell'essere emigrante, si è trasformato, in moltissime organizzazioni, in una sorta di corazzata per resistere agli assalti del mondo esterno. Ho avuto il piacere e lo sconforto, quasi due mesi fa, di essere invitato in uno di questi circoli alla presenza di un onorevole del parlamento italiano in visita. Credimi, Gennaro: sembrava di assistere ad un film dove recitavano personaggi del neorealismo. È stato come se qualcuno venisse a farti visita dal passato. Al cinema queste cose diventano commedie, nella nostra vita sono tragedie.

In questo - ecco il secondo punto - io penso che lo Stato Italiano brilli per assenza e ciò nonostante a volte ci faccia il regalo di consoli giovani, competenti e vogliosi di darsi da fare: non c'è un soldo per le infrastrutture, per i computer (sono testimone oculare di PC con Win95, con collegamenti internet via modem a 56K), per sviluppare i contatti con le anagrafi locali, che risolverebbero tanti problemi burocratici, per promuovere una cultura dell'integrazione, per far sentire il peso di quella che è la seconda comunità straniera della Germania. Stendiamo poi un velo pietoso sul lavoro dei cosiddetti Istituti Italiani di Cultura, dove spesso, almeno per quello che riguarda la mia esperienza, ai problemi di cui sopra si aggiunge l'incapacità, l'incompetenza e l'assoluta mancanza di contatto con la realtà delle persone preposte a dirigerli. Ma questa situazione tu la conosci molto meglio di me.

Mi sono accorto di essermi lasciato rpendere un po' la mano e di aver abbandonato presto i fatti per buttarmi sui sentimenti, ma sento molto l'argomento...

Spero di essere riuscito a spiegarmi. Fatemi sapere cosa ne pensate!

domenica 9 dicembre 2007

La Mafia in Germania


Lo Spiegel dedica un lungo articolo alla criminalità organizzata italiana in Germania


Nel numero in edicola domani (lunedì 10 dicembre) dello Spiegel troviamo un lungo articolo dedicato alla mafia italiana in Germania. L'inchiesta del settimanale tedesco cerca di fare luce sulla situazione della criminalità organizzata di origine italiana al nord delle alpi. Ripercorrendo la storia di Tommaso Venturi, uno dei morti della strage di Duisburg della scorsa estate, si cerca di descrivere anche la situazione dei nostri connazionali in questo paese. L'integrazione dei 530000 italiani di Germania con i tedeschi sarebbe generalmente buona, ma, constata lo Spiegel, molti di loro in realtà si rifugiano in una società parallela fatta di legami familiari molto stretti che rappresentano un ottimo terreno per la crescita della criminalità mafiosa anche oltre i confini della Penisola.

lunedì 3 dicembre 2007

La CDU a convegno: facciamo la SPD

Inizia oggi il convegno della CDU, il partito di maggioranza relativa della cancelliera Angela Merkel. Obiettivo del convegno è dettare le linee guida che porteranno il partito alla campagna elettorale del 2009, di cui le elezioni in alcuni Länder nel 2008 saranno un importante anticipo.

La CDU vuole cercare di presentarsi con una politica chiara e precisa, che non lasci dubbi e permetta una identifficazione immediata e per fare questo sceglierà di porre l'accento sulle differenze con la SPD, il secondo partito di maggioranza e compagno di governo nella grossa e grassa coalizione. Differenziarsi dalla SPD sembra proprio essere il motto di questo convegno, che per vari aspetti non può che prendere posizione sui temi già affrontati dalla SPD nel proprio congresso di alcune settimane fa.

Le previsioni degli osservatori sono concordi: per mettere in evidenza le differenze con la SPD la CDU farà la SPD, cioè continuerà la politica di riforme della cosiddetta Agenda 2010, iniziata dai socialdemocratici guidati da Schröder nella precedente legislatura. La CDU recupera così a basso prezzo la propria dimensione "sociale", andando ad occupare idee non sue e non dovendosi scervellare per partorirne di proprie. L'unico, marginale problema sarà far scordare alla svelta quanto in realtà fino al 2006 la CDU avesse aspramente criticato l'Agenda 2010. Ma la memoria politica dei popoli elettori, si sa, è cortissima.

A rimetterci sarà la SPD, che ha regalato le proprie idee e va ora a caccia di alternative in un campo occupato da altri, soprattutto dai populisti del partito dei Linke e dai Verdi.