martedì 29 gennaio 2008

La Germania a sinistra?

Due o tre considerazioni dopo i risultati delle elezioni regionali in Assia e in Bassa Sassonia

Dopo la pausa del 2007, anno in cui la politica tedesca non ha dovuto affrontare nuove elezioni, il 2008 ha dato l'avvio alla lunga campagna elettorale che porterà all'elezione del nuovo parlamento e del nuovo cancelliere (o cancelliera) nel 2009 con due risultati esplosivi. Il 27 gennaio si sono infatti tenute le elezioni regionali in Bassa Sassonia e in Assia, i risultati delle quali danno da fare ai politici, che cercano ora una via d'uscita da una situazione difficile, e ai giornalisti e commentatori (nonché a noi blogger della domenica) che provano a rimettere in ordine i tasselli di un panorama epilettico.

I risultati
Per ragionare su dei numeri presentiamo qui i risultati delle elezioni. Tra parentesi sono indicati i valori delle elezioni del 2003 o la variazione percentuale del valore delle ultime elezioni rispetto a quelle del 2003.
Risultati delle elezioni in Assia
Aventi diritto al voto: 4.370.403 (4.330.792)
Votanti: 2.810.972 (2.798.534)
Affluenza al voto: 64,3 (64,6)
Voti validi: 97,6% (-0,01%)

CDU (democristiani): 1.009.749 voti, corrispondenti al 36,8% (1.333.863 voti, corrispondenti al 48,8%)
SPD (socialdemocratici): 1.006.154 voti, corrispondenti al 36,7% (795.576 voti, corrispondenti al 29,1%)
Grüne (verdi): 206.606 voti, corrispondenti al 7,5% (276.276 voti, corrispondenti al 10,1%)
FDP (liberali): 258.554 voti, corrispondenti al 9,4% (216.110 voti, corrispondenti al 7,9%)
Die Linke (postcomunisti): 140.488 voti, corrispondenti al 5,1% dei voti (non presente alle elezioni del 2003)

[Fonte dei dati:
ministero dell'interno dell'Assia]

Rappresentazione grafica (fonte: Spiegel.de):

Rappresentazione grafica dei risultati delle elezioni regionali in Assia del 27 gennaio 2008
Risultati delle elezioni in Bassa Sassonia
Aventi diritto al voto: 6.088.430 (6.023.636)
Votanti: 3.472.945 (4.036.017)
Affluenza al voto: 57,0% (67,0%)
Voti validi: 98,2% (-0,03%)

CDU (democristiani): 1.455.687 voti, corrispondenti al 42,5% (1.925.055 voti, corrispondenti al 48,3%)
SPD (socialdemocratici): 1.035.894 voti, corrispondenti al 30,3% (1.330.156 voti, corrispondenti al 33,4%)
Grüne (verdi): 273.934 voti, corrispondenti al 8,0% (304.532 voti, corrispondenti al 7,6%)
FDP (liberali): 279.557 voti, corrispondenti al 8,2% (323.107 voti, corrispondenti al 8,1%)
Die Linke (postcomunisti): 243.106 voti, corrispondenti al 7,1% dei voti (21.560 voti, corrispondenti allo 0,5%)

[Fonte dei dati:
ministero dell'interno della Bassa Sassonia]

Rappresentazione grafica (fonte:
Spiegel.de):

Analisi dei risultati

La blogosfera tedesca di lingua italiana (pur limitata nel numero) ha seguito con interesse e passione queste elezioni regionali tedesche fornendo a mio giudizio ottimi articoli per cercare di far capire, anche a chi è digiuno di questi temi, i veri termini della questione. Vorrei però riprendere qui alcuni giudizi espressi e tentare un commento in proposito.

PoliticaGermania parla di un trionfo in Assia di Andrea Ypsilanti, la candidata della SPD. Questo è un po' il tono di tanta parte delle SPD a livello nazionale ed quello che è trapelato anche nella nostra stampa, ma non mi sembra corrispondere al vero, visto che, in termini di lungo periodo, il risultato non è certo uno dei migliori ottenuti dai socialdemocratici in Assia. Alle elezioni regionali del 1999, la SPD sfiorava il 40%. La signora Ypsilanti, pur avendo recuperato molto sui risultati del 2003 (che erano però orribilmente bassi), rimane così sotto alla media della SPD dell'ultimo ventennio. Addirittura in Bassa Sassonia la SPD perde oltre il 3%. Questo dovrebbe far riflettere sulla valutazione della cosiddetta svolta a sinistra della SPD, guidata dal segretario generale Beck soprattutto dopo il congresso del partito socialdemocratico di Amburgo di alcuni mesi fa. I due candidati della SPD in Assia e in Bassa Sassonia sono politicamente molto simili, cioè collocabili nell'ala sinistra dei socialdemocratici. Eppure i risultati ottenuti sono contrastanti: perdita o solo parziale recupero, ma in entrambi i casi distacco dai livelli dei decenni passati. In entrambe le regioni, poi, i Linke sono entrati in parlamento, mostrando che esiste una fetta di elettorato di sinistra che considera ancora troppo moderate le proposte della SPD.

Anche la CDU perde su tutti i fronti: in Assia in modo massiccio, ma anche in Bassa Sassonia. Anche se i risultati della Bassa Sassonia sono stati un po' più snobbati dalle analisi, essendo essi già in partenza scontati e quindi meno in teressanti anche a livello nazionale, c'è un dato che va assolutamente ripreso. Il partito che ha perso di più in assoluto è stato quello dei votanti, con un calo del 10%. Poco meno di un elettore su due il 27 gennaio se n'è rimasto a casa. Non bisogna essere esperti di statistica e di politica per capire che il popolo dei non votanti è per la maggior parte politicamente moderato e che questa astensione in massa significa un distacco nei confronti della politica e in definitiva un sostanziale menefreghismo per la gestione della cosa pubblica. L'astensione dei moderati, poi, non fa che aumentare percentualmente il peso degli estremisti, che, in termini assoluti, rimangono pochi. Anche considerando i Linke come un partito estremista, i numeri della Bassa Sassonia dimostrano infatti che sul totale degli aventi diritto al voto, i simpatizzanti di questo partito non arrivano neanche al 4%. 

Con l'accenno ai Linke entriamo poi nel punto forse più interessante di questa discussione. GermaniE fa notare come questo Linksrück [sterzata a sinistra] sia per le autorità monetarie tedesche ed europee, un "nuovo motivo di preoccupazione". E questo è a mio parere il punto centrale della discussione. Sempre più spesso, da varie parti, si alzano commenti contro i risultati elettorali, preoccupazioni per l'ingresso in parlamento di questa o quella forza, dimenticando che il popolo è sovrano e ogni voto ha la stessa dignità degli altri. Le banche e i governanti non possono costruirsi i risultati elettorali che piacciono a loro, anche se spesso ci provano (e ci riescono). Sempre più spesso si avverte nei commenti una sorta di fastidio per alcuni risultati e il desiderio latente di far votare gli elettori fino a quando escano i risultati che piacciono a chi comanda. 

Io rimango dell'idea che gli estremismi si combattano inserendoli nel dialogo politico. La politica è arte del compromesso anche in senso positivo, cioè della ricerca della migliore soluzione possibile per diverse esigenze. In questo senso tutti i partiti sono chiamati a dare il loro contributo. Ostinandosi a considerare i Linke come una formazione non idonea a governare non si fa altro che rafforzarla, offrendo loro la possibilità di una comoda opposizione populista. Inserendola invece nel governo, la si spinge ad assumersi delle responsabilità di cui sarà chiamata a rispondere ai suoi elettori.

Guardando alla situazione attuale in Germania (e il paragone con l'Italia è fin troppo evidente), a me sembra (e questa mi pare essere anche la posizione di Pierluigi Mennitti) che sia la sinistra più radicale la prima a non vedere di buon occhio un coinvolgimento nel governo, perché è consapevole che questo significherebbe perdere lo stato di "verginità" politica che le consentirebbe di vivere di rendita (la rendita del voto di protesta dei perdenti della globalizzazione, destinati a salire anche nei prossimi anni a prescindere dallo sviluppo dell'economia mondiale) senza sporcarsi mai le mani. Anche se non è l'argomento di questo Blog, vorrei sottolineare come, allo stesso modo, un senatore come Turigliatto, uscendo dal governo per coerenza verso verso se stesso e verso i propri elettori, non solo non ha evitato l'intervento italiano in Afganistan o l'allargamento della base NATO di Vicenza, ma ha anche riconsegnato l'Italia allo schieramento che, politicamente, è più lontano dai e più ostile ai suoi elettori. Cioè, coinvolto nella responsabilità di governo, ha fatto alcune scelte che hanno avuto delle ripercussioni generali. E anche su quelle verrà giudicato dai suoi elettori.

Con questa osservazione vorrei concludere questo post enciclopedico riprendendo infine la stroncatura del sistema elettorale tedesco di GermanyNews. Come ho provato a dimostrare prima, il voto degli elettori è sacro e va rispettato. La soluzione della presunta ingovernabilità in Assia si troverebbe agevolmente con un confronto sui programmi e non sugli slogan. Non sono un esperto di Assia, ma guardando alla politica tedesca nazionale degli ultimi due decenni mi sembra che SPD e CDU si siano avvicinate molto, che le differenze tra loro non siano più tanto dettate dagli ismi del secolo scorso e che le crisi arrivino più da battaglie interne di potere e da personalismi e narcisismi che da barriere ideologiche. Penso non stupisca nessuno la considerazione che la Germania guidata da Kohl negli anni '80 e '90 era sicuramente più sociale di quella di Schröder e Fischer degli anni a cavallo tra i due secoli. 

Il sistema elettorale perfetto non esiste. Esiste però una differenza grande tra chi va alle trattative per la formazione dei governi con la voglia di fare l'interesse del paese e chi ci va con la voglia di fare i propri interessi. 

Oggi è l'unica grossa differenza che vedo in politica.

domenica 27 gennaio 2008

ge-koch-t und befördert?

[Cotto e promosso?]


Con l'ingresso dei Linke nel parlamento dell'Assia non sembrano possibili coalizioni politicamente omogenee. La soluzione potrebbe essere la promozione di Koch, primo ministro uscente in Assia, a ministro a Berlino (prenderebbe il ministero dell'economia, facendo passare Glos, CSU, alla difesa e regredendo Jung, CDU, attualmente alla difesa, al parlamento di Wiesbaden in Assia). Tolto di mezzo Koch (promoveatur ut amoveatur?) potrebbe essere possibile una grande coalizione tra la CDU e la SPD.

domenica 20 gennaio 2008

La posta in palio nelle elezioni in Assia

Sulle elezioni di domenica 27 gennaio in Assia si è già detto molto e molto si dirà dopo i risultati finali. Qui alcuni punti poco trattati dai media italiani e dalla blogosfera.

  1. Un ruolo fondamentale lo sta assumendo il partito populista dei "Linke", guidati da Lafontaine e Gysi. Koch (CDU), l'attuale presidente dell'Assia, che per una campagna elettorale sbagliata ha perso non solo la possibilità di ottenere una maggioranza assoluta, ma corre anche il rischio di perdere quella relativa, ha deciso di giocare come ultima carta quella dello spauracchio comunista. Da alcuni giorni minaccia ad ogni pié sospinto che non votare per lui significa dare l'Assia in mano ai comunisti. Se il partito Die Linke riesce a superare la soglia del 5% necessaria per entrare nel parlamento regionale, alla coalizione nero-gialla (CDU-FDP) dei cristiano sociali e dei liberali proposta da Koch potrebbero mancare una manciata di seggi per poter governare. D'altro canto neppure la coalizione rosso-verde tra socialdemocratici e verdi avrebbe i voti sufficienti per governare nel caso di un ingresso in parlamento dei Linke. Entrambi i partiti, però, hanno affermato chiaramente che rifiutano un governo rosso-rosso-verde, cioè un'alleanza di governo con i populisti di Lafontaine e Gysi. Questi ultimi sono scesi in campo con decisione perché vedono nelle elezioni in Assia una possibilità fondamentale per imporsi come partito nazionale e non rimare solo una realtà politica delle regioni dell'ex Repubblica Democratica Tedesca. La tensione cresce così anche nelle file di questo piccolo partito e la politica regionale passa in secondo piano, per adeguarsi alle scelte e alle necessità della politica nazionale. Uno dei candidati dei Linke, Karl-Kraus Sieloff, ha accusato i vertici del suo partito di essere antidemocratici e totalitari, invitando a dare il voto ad altri.
  2. Oltre ad avere ripercussioni sul lavoro della grande coalizione a Berlino, le elezioni in Assia avranno un forte impatto anche all'interno dei singoli partiti. Se al momento nessuno osa ancora mettere in discussione la leadership di Angela Merkel nella CDU, nella SPD l'eventuale vittoria di Ypsilanti, la candidata dei socialdemocratici, rafforzerebbe Beck, il segretario del partito, nella sua politica dai toni più sociali e di sempre più marcato distacco da quella di Schröder delle due legislature precedenti. In quest'ottica è da leggere anche la critica dell'ex "superministro" Clement, appartenete all'ala più moderata dei socialdemocratici. A prescindere dalla fondatezza o meno delle sue accuse (le idee in fatto di politica energetica della signora Ypsilanti, che prevede tagli alle sovvenzioni per nucleare e carbone e sviluppo delle energie alternative, sarebbero demagogiche e non realizzabili), Clement ha finito per farsi un autogol, in quanto Ypsilanti ha avuto gioco facile a smascherlo come lobbista del settore energetico (Clement fa parte del consiglio di supervisione della RWE, uno dei colossi dell'energia tedesca). Credo sia facile prevedere come, dopo Muntefering, la SPD perderà a breve un altro protagonista della stagione di governo di Schröder. E forse, ipotizza qualcuno, la cacciata dalla SPD non dispiace più di tanto a Clement.
  3. Il secondo ago della bilancia di queste elezioni è rappresentato dalla FDP. I liberali, tra le cui file cresce e si fa sentire sempre di più il malcontento per la politica portata avanti dal proprio segretario generale, Guido Westerwelle, che ha condotto il partito al margine della insignificanza politica, saranno decisivi dopo le votazioni per costruire la compagine di governo. Durante la campagna elettorale hanno escluso di voler governare con i socialdemocratici, chiudendosi (forse) l'opzione vincente (una cosiddetta coalizione-semaforo formata dai socialdemocratici, dai verdi e dai liberali avrebbe una comoda maggioranza). Domenica 27, a urne chiuse, si vedrà quanto questo rifiuto sarà ancora assoluto.
  4. Nella CDU l'eventuale sconfitta di Roland Koch (o la sua vittoria risicata) potrebbero farlo uscire definitivamente di scena per quello che riguarda le pretese alla candidatura a cancelliere per il proprio partito alle politiche del 2009. Koch, che negli ultimi anni è avanzato fino ad ottenere quasi l'investitura a numero 2 dietro ad Angela Merkel, rischia ora di dover lasciare il posto a Wulff, che nella Bassa Sassonia si appresta a vincere il confronto elettorale. I risultati si preannunciano non stupefacenti per lui, ma tranquillizzanti: la CDU avrebbe, secondo gli ultimi sondaggi, circa il 44% dei consensi (-4% rispetto alle ultime elezioni), mentre la SPD si attesterebbe attorno al 34% (+0,6%).
Germanynews ha annunciato di voler coprire le elezioni in Assia con un liveblogging a partire dalle 22:00 di domenica 27.

lunedì 7 gennaio 2008

Puri Purini sugli Italiani di Germania

L'ambasciatore italiano a Berlino si schiera contro l'articolo dello Spiegel


Buon ultimo, è arrivato anche il nostro ambasciatore in Germania a prendere posizione sulla questione sollevata da un articolo dello Spiegel di cui qui si è già discusso in più post.

In una lettera pubblicata dallo Spiegel l'ambasciatore italiano mandato a Berlino da Ciampi protesta per la generalizzazione effettuata dallo Spiegel. L'ambasciatore afferma:

Was ich dagegen bedauern muss, ist die Art, wie aus einer gravierenden soziologischen und bildungspolitischen Lage Schlussfolgerungen ins Feld der Kriminalität gezogen werden und pauschal darauf hingewiesen wird, dass Menschen, die sich in dieser Lage befinden, besonders anfällig für illegales Verhalten seien.

[Ciò che invece devo deplorare è il modo in cui da una grave situazione sociologica e di politica formativa si traggano conclusioni che portano nel campo della criminalità e si voglia indicare in modo generalistico che persone che si trovano in questa situazione sono particolarmente a rischio di assumere comportamenti illegali]

Puri Purini, che conosce bene la Germania, parla un buon tedesco ed è una persona distinta e intelligente, fa, con questa lettera, quello che uno nel suo ruolo deve fare, ma non aiuta certo la causa

Proprio l'equazione che lui mette in dubbio è invece, tremendamente vera. Come anche le polemiche di questi giorni sulle azioni di giovani criminali mostrano, la biografia di queste persone è sempre uguale, che siano emigranti o tedeschi con tendenze neonazi, tutte queste persone hanno storie di violenza e di fallimenti scolastici alle spalle, di povertà e di mancata integrazione. È quindi purtroppo vero che una situazione critica dal punto di vista sociologico e formativo comporta una probabilità molto più alta di assumere comportamenti criminali e negarlo come fa Puri Purini non è il modo giusto di difendere l'immagine dell'Italia in Germania.

Ho avuto occasione di conoscere personalmente l'ambasciatore e mi ha fatto una bella impressione. Mi è sembrato preparato, colto, attento, disponibile. Temo gli sia mancato però fino ad ora il tempo (o la voglia, perché di tempo in effetti ne ha avuto già abbastanza) per toccare con mano certe realtà di nostri connazionali qui in Germania (gli basterebbe ascoltare i suoi consoli, che fanno un buon lavoro e hanno il polso della situazione) e inoltre credo che sia purtroppo non esente da quella malattia tutta italiana dell'apparenza. In quella che lui ha dichiarato (giustissimamente, non mi stancherò mai di ripeterlo) come una delle priorità del suo mandato e che ricorda anche nella lettera allo Spiegel, ("die mangelhafte Integration junger Italiener im deutschen Bildungssystem" - la scarsa integrazione dei giovani italiani nel sistema scolastico tedesco) ha finora sparso alcune interessanti promesse (potenziamento delle strutture scolastiche bilingui) e presenziato ad alcuni teatrini di buoni sentimenti (ultimo dei quali quello commentato anche da Beda Romano), ma ancora si fatica a vedere un volere politico di cambiare le cose. 

Grazie ambasciatore, ma non serve criticare lo Spiegel (è stato fatto anche qui, ma su altri punti). È come prendersela con il termometro se la febbre è alta. 

Aspettiamo l'aspirina.