venerdì 8 febbraio 2008

Germania: di nuovo voglia di Italia?

Nel 2007 una ripresa delle presenze tedesche in Italia

Nonostante la catastrofe che, se non ci fossero di mezzo milioni di euro dei contribuenti, avrebbe del ridicolo del portale italia.it, nonostante le notizie da Napoli e da Roma, nonostante una sempre latente antipatia dell'opnione pubblica tedesca nei confronti dell'Italia, sembra che il settore del turismo italiano si stia riprendendo dalla caduta libera in cui si era precipitato nell'ultim decennio. 

Le cifre diffuse in questi giorni dalla Fondazione BAT-Deutschland (British American Tobacco), sembrano infatti riportare un po' di ottimismo in un settore fondamentale dell'economia italiana.


Dati delle preferenze dei turisti tedeschi in merito alle mete delle loro vacanze per l'anno 2007


Secondo quanto evidenziato dallo studio della fondazione sul comportamento dei turisti tedeschi lungo tutto il 2007, l'Italia ha guadagnato molti punti, ritornando dopo quasi trent'anni al primo posto delle preferenze teutoniche.

Turisti tedeschi tra Italia e Spagna

Se nel 1999 un tedesco su sei trascorreva le vacanze in Spagna, nel 2007 le quote della penisola iberica sono cadute al livello del 1980, con una perdita di oltre il 7%. Le cifre della Spagna sono esattamente inverse rispetto a quelle dell'Italia, che sta ritornando vicina ai livelli degli anni d'oro del turismo tedesco nel nostro Paese.

Proprio all'inizio degli anni '80 era cominciata l'ascesa della Spagna (nel 1980 il 9,9% dei tedeschi aveva trascorso le vacanze nel Belpaese contro il 9,2% che era stato nella penisola Iberica), che era poi arrivata a toccare punte del 17%. Di contro sempre meno tedeschi venivano in Italia (nel 2005 erano solo il 7,7%).

Le cifre del 2007 parlano di un 10,1% per l'Italia, una cifra che farebbe ben sperare per il futuro, se proprio in questi primi giorni del 2008 non ci fosse stato il disastro di Napoli, che ha spinto addirittura la regione Veneto a finanziare una campagna pubblicitaria studiata apposta per la Germania, per spiegare al turista tedesco che il Veneto non è Napoli.

I dati mostrano una caduta di presenze tedesche a sud del Brennero a seguito dell'11 settembre, un calo che è durato fino al 2006, quando è ricominciata, timidamente la risalita.

I tedeschi non amano l'Italia di Berlusconi

Forse frutto dell'11 settembre, forse frutto del caso, o forse frutto di una riuscita enorme campagna mediatica, rimane però innegabile che il tracollo della presenza tedesca nel nostro Paese si è registrato negli anni della seconda legislatura Berlusconi.

Questa constatazione potrebbe valere più di quello che a prima vista si pensa, se non si vuole credere al caso, ma si vuole provare a cercarne i motivi nella testa della gente. Giusto o sbagliato che sia, Berlusconi è stato dipinto all'estero, unanimemente e universalmente, come un faccendiere dalla quantomeno dubbia moralità (e giudizi così miti nei suoi confronti i media tedeschi ne hanno espressi pochi). L'immagine che è passata qui in Germania era di un delinquente al potere, un affarista che rubava, contrattava con la mafia, usava le televisioni per fare il lavaggio del cervello alla gente. Durante il lustro Berlusconiano si è parlato molto di Italia qui in Germania e, non sempre ma quasi, se ne è parlato male. 

Due fatti hanno a mio avviso contribuito più di altri a far passare nella gente un'immagine completamente negativa del capo di Forza Italia: il G8 di Genova e l'invettiva contro il socialdemocratico tedesco Schulz nel discorso inaugurale del semestre di presidenza italiana della Comunità Europea. 



Il tedesco medio, anche quello di orientamento politico conservatore, ha sviluppato così nel migliore dei casi una insofferenza malcelata nei confronti dell'allora capo del governo italiano, visto poi come il rappresentante di un popolo che lo aveva democraticamente eletto. L'antipatia verso Berlusconi in molti casi si è estesa, per osmosi, al Paese intero.

Se queste sono considerazioni personali certamente altamente discutibili e opinabili, credo invece che sui due prossimi punti il margine di critica sia più ridotto. Ritornando allo studio della Fondazione BAT, si nota come la scala dei fattori presi in considerazione per la scelta della meta delle vacanze sia:

  1. Gastfreundschaft [Ospitalità]
  2. Gemütlichkeit [Comodità - anche se in realtà la parola è quasi intraducibile]
  3. Schöne Landschaft [Paesaggio]
  4. Gesundes Klima [Clima sano]
  5. Sicherheit [Sicurezza]
  6. Sauberkeit [Pulizia]
  7. Gute Küche [Buona cucina]
  8. Kontaktmöglichkeiten [Possibilità di intessere contatti]
  9. Keine Sprachprobleme [Assenza di barriere linguistiche]
  10. Stimmiges Preis-Leistungs-Verhältnis [Buon rapporto qualità-prezzo]

Alcuni di questi fattori (paesaggio, clima, buona cucina...) sono quasi completamente al riparo dall'azione dei governi, altri, invece, risentono molto della politica e dell'immagine che di essa si dà. 
Per un turista che dà molta importanza alla sicurezza non è stato certo incoraggiante lo spettacolo di Genova e neppure la dichiarazione dell'ex ministro Lunardi che con la Mafia bisognava conviverci. 
Per chi è interessato al rapporto qualità-prezzo (e pochi popoli lo sono quanto i tedeschi), non ha sicuramente avuto un impatto positivo l'immagine, propagata nei mezzi di comunicazione di ogni ordine e grado, di un'Italia affossata dal debito pubblico, sgridata dall'Europa ad ogni pié sospinto e mandata avanti da mille condoni conditi con la depenalizzazione della frode fiscale.  Chi ancora passava le alpi per trascorrere le vacanze in Italia tornava in Germania raccontando sempre più spesso di ombrelloni pagati a peso d'oro. E spesso in nero.

In quest'ottica, a me sembra non troppo azzardato affermare che la figura di Berlusconi e l'immagine che nel mondo è stata propagata sul suo operato abbiano giocato un ruolo non trascurabile nell'orientare le scelte vacanziere degli stranieri e soprattutto dei tedeschi.

A livello culturale va poi anche registrato che proprio sotto il governo Berlusconi gli istituti di cultura sono passati sotto il controllo diretto del ministero degli affari esteri, trasformandosi in vetrine spesso squallide e ridicole fatte per esporre direttori di terza o quarta mano (il glorioso istituto di cultura di Monaco ne è un esempio troppo tristemente famoso). Inoltre proprio per questi istituti sono stati tagliati i fondi (un confronto tra gli IIC e gli istituti Cervantes spagnoli in giro per il mondo è sufficiente per rendersi conto della banale evidente e imbarazzante differenza tra le due politiche culturali). Se la politica nei confronti delle istituzioni culturali italiane nel mondo non è molto migliorata sotto il governo Prodi, l'immagine del nostro Paese all'estero ha però sensibilmente guadagnato nei venti mesi di governo di centro-sinistra. All'estero, dove i problemi di tasse che affliggono gli italiani sono meno sentiti, è stato apprezzato lo sforzo contro l'evasione fiscale e nella lotta alla criminalità organizzata, è stato salutato positivamente il lavoro svolto in Afganistan e in Libano e non si è mancato di sottolineare i progressi nella lotta al disavanzo pubblico del governo uscente, così come il suo rilanciato impegno europeista. Angela Merkel, non è un segreto, si è trovata molto meglio a lavorare con Prodi che con Berlusconi. E i turisti tedeschi sono tornati.

Non ho dati oltre quelli già citati per dimostrare il fondamento di queste supposizioni e sono pronto alla discussione, con la speranza per il mio Paese che la prossima legislatura dimostri che avevo sbagliato.