venerdì 27 febbraio 2009

Puri Purini risponde ad Alexander Stille

È online la replica di Puri Purini, ambasciatore italiano a Berlino, all'articolo pubblicato dal Magazine della Süddeutsche Zeitung a firma di Alexander Stille, in cui si parlava del declino dell'Italia e di cui ci si è occupati anche qui.

Ancora una volta, quindi, la massima autorità italiana in terra tedesca è costretta a prendere foglio e penna per rispondere ad un attacco della stampa d'oltralpe. È il suo lavoro e gliene diamo atto.
Peccato che Puri Purini continui, in tutte le sue risposte, ad evitare di discutere del problema e si sforzi di spostare il discorso su altre strade. È come se uno andasse dal meccanico lamentandosi del fatto che il motore della propria macchina non va e ricevesse ocme risposta: "Però il colore della Sua macchina è molto bello."
Non so se è strategia di Puri Purini o del nostro Presidente del consiglio, che in questo è maestro, ma qui in Germania convince poco.
Concordo, come ormai da qualche anno sostenuto da più parti, con quanto scritto da Puri Purini:
Mir scheint, dass diesem gelegentlichen Zorn gegenüber Italien eine obsessive Berlusconi-Feindlichkeit zugrunde liegt.
[Ho l'impressione che dietro questa ricorrente stizza nei confronti dell'Italia ci sia una ossessiva avversione nei confronti di Silvio Berlusconi - Trad. mia]
Berlusconi è un personaggio che non posso in nessun modo difendere e che non perde occasione per fare cattiva pubblicità all'Italia, ma questa avversione superficiale e disinformata e questo stizzirsi a priori nei suoi confronti è un fatto che, credo, tutti gli italiani di buon senso qui in Germania provano.
Rimane il fatto che dichiarazioni come la seguente dimostrano a mio avviso chiaramente come anche una persona colta e competente come Puri Purini sia costretto a calarsi nella parte del pappagallo della propaganda:
Seit seiner Regierungsübernahme hat Silvio Berlusconi - ob man es nun gerne zugibt oder nicht - viele Probleme in Angriff genommen: Zunächst hat er in weniger als zwei Monaten den Müllnotstand in Neapel beseitigt, er hat die Bildungsreform eingeführt und endlich die Verbindung von Mestre eröffnet, die den Austausch zwischen Deutschland und Venetien so sehr erleichtert.
[Da quando Berlusconi ha assunto gli incarichi di governo - a prescindere dal fatto che lo si voglia ammettere o meno - si è dedicato alla soluzione di molti problemi: innanzitutto ha risolto l'emergenza rifiuti a Napoli in meno di due mesi, poi ha introdotto la riforma scolastica e ha finalmente aperto il collegamento di Mestre, che da grandi impulsi agli scambi commerciali tra la Germania e il Veneto.]
Dire della tragedia di Napoli che è un'emergenza è un eufemismo, dire che la situazione è risolta è una balla.
Dire che il governo ha introdotto la riforma scolastica è tautologico, visto che da trent'anni ogni governo ne introduce una.
Non contento, Puri Purini prova a deviare l'attenzione con l'argomento (trito e ritrito) della ricchezza culturale:
Dieser Stiefel beherbergt im Übrigen ein außergewöhnliches und einzigartiges kulturelles Erbe, das Teil der italienischen Identität ist.
[Questo Stivale contiene tra l'altro una straordinaria eredità culturale unica nel suo genere che è parte della tradizione italiana.]
Sui tesori dell'Italia nessuno può sognarsi di dire niente, ma anche l'Iraq ha un passato glorioso e questo non basta certo a dire che sia, oggi, uno dei fari dell'umanità (senza nulla togliere all'Iraq).
Vantarsi degli allori del passato quando il presente è una tundra mi sa tanto di nobiltà decaduta: è triste e stupido.

Ma Puri Purini procede nel suo elenco:
Der Regierungsgipfel zwischen Ministerpräsident Berlusconi und Bundeskanzlerin Merkel war ein Erfolg.
[Il vertice dei capi di governo tra il presidente del consiglio dei Ministri Berlusconi e la cancelliera Angela Merkel è stato un successo.]
Davvero? Peccato che l'unica cosa arrivata al mondo di quel vertice sia stato il deprimente siparietto di Berlusconi.

Dall'altra parte rimangono i dati (perdita di competitività e lentezza del sistema giudiziario in primis) portati da Alexander Stille nel suo articolo, visto che Puri Purini non sa, o non vuole o non può, controbattere.
Il nostro ambasciatore, appunto, parla semplicemente di altro.

Puri Purini non riconosce o non vuole ammettere che

  1. le eccellenze italiane si sono sviluppate nella stragrande maggioranza dei casi non grazie, ma nonostante il sistema Italia;
  2. se dal punto di vista economico l'Italia più o meno rimane a galla (ma fa molta più fatica di tanti altri Paesi), dal punto di vista politico, negli ultimi vent'anni, per mancanza di idee e di persone, ha perso anche quel poco di influenza che aveva. In politica estera l'Italia è un nano che viene sopportato dai grandi. In Europa ha ormai l'etichetta di mina vagante dal punto di vista economico e di bambino dispettoso (stile Polonia dei gemelli Kascinski) dal punto di vista politico.

La Süddeutsche Zeitung ha dato alla risposta di Puri Purini un titolo che mi sento di riprendere
"Das hat Italien nicht verdient" [questo l'Italia non se l'è meritato]. Ognuno lo interpreti come crede.

sabato 14 febbraio 2009

Lo stivale puzzolente

Estratto dell'articolo di Stille su SZ-Magazine


Pubblico di seguito la traduzione di un estratto dell'articolo di Alexander Stille uscito il 13 febbraio sul magazine settimanale della Süddeutsche Zeitung.


[...] È un dato di fatto che l'Italia sia precipitata in modo drammatico durante gli ultimi 14 anni in cui Berlusconi ha dominato la scena politica del Paese. Per oltre 40 anni, dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1990 circa, l'economia italiana era riconosciuta come una di quelle di maggior successo nel mondo e veniva associata in questo a quella giapponese e a quella della Germania Ovest. Negli anni '50 e '60 l'economia italiana è cresciuta in media del 5%, negli anni '70 e '80 di un solido 3%, regalando benessere, un buon livello diistruzione e un Welfare generoso ad un Paese che per anni era stato abituato alle emergenze e agli stenti.

Per degli studenti di scienze politiche contemporanee l'Italia rappresentava un paradosso: da una parte sembrava che il Paese avesse un sistema politico raccapricciante - i governi cambiavano in continuazione, scandali e crisi di governo erano all'ordine del giorno e in più si era di fronte ad un alto livello di corruzione in un apparato statale spendaccione ed inefficiente - dall'altra, nonostante tutto, l'economia cresceva senza sosta, anno dopo anno. Fino al 1989 circa l'Italia aveva un PIL paragonabile a quello della Gran Bretagna.

Negli ultimi quindici anni, però, la strana equazione italiana - corruzione e intoppi negli ingranaggi dello Stato da una parte e crescita economica dall'altra - ha cominciato a non tornare più. Il PIL italiano è aumentato fra il 1996 e il 2006 in media dell'1,1%, a fronte di una crescita del 2,3% in Gran Bretagna, del 2,8% in Spagna e dell'1,7% di tutta la Zona-Euro, con la conseguenza che il livello industriale dell'Italia oggi è inferiore del 20% rispetto a quello britannico e che anche la Spagna ora ha superato l'Italia.

Il sistema italiano, che nell'era di mercati protetti era riuscito in un qualche modo a funzionare, si è ritrovato, in tempi di UE, di unità monetaria e di dura concorrenza con i Paesi dell'Asia a basso costo di mano d'opera, duramente danneggiato. Fondare un'azienda, ad esempio, costa in Italia in media 5012 Euro e ci vogliono 62 giorni prima di aver superato i 16 ostacoli burocratici che si frappongono al traguardo. A titolo di confronto: in Gran Bretagna sono 381 Euro, quattro giorni e cinque istanze burocratiche, negli Stati Uniti sono 167 Euro, quattro giorni e 4 passaggi burocratici.

I sassolini negli ingranaggi fanno scricchiolare il sistema praticamente in tutti i settori della vita quotidiana del Paese e questo in un modo che porta con sé un inimmaginabile effetto sinergetico negativo. La paralisi della giustizia, ad esempio, mette in pericolo il principio dello Stato di diritto, uno dei fondamenti di un sistema economico funzionante. La durata media di un processo per violazione di contratto si aggira sui 1210 giorni (quasi quattro anni); in Spagna (il penultimo Stato in questa classifica) ci vogliono 515 giorni, cioè meno della metà, in Francia 331 e in Gran Bretagna solo 217 giorni. In Italia ci vogliono la bellezza di 90 mesi, quasi otto anni, per arrrivare all'asta della casa giudiziaria di un debitore insolvente. In Gran Bretagna sono necessari dieci mesi, in Francia diciassette e in Danimarca solo sei mesi.

Un sistema così pesante e lento può sembrare una pura follia, eppure è frutto di un metodo: l'intero sistema è stato concepito così per rendere indispensabili i suoi forgiatori. La proliferazione delle istanze amministrative, dei procedimenti di approvazione, delle disposizioni regolatrici e delle strettoie burocratiche creano una quantità enorme di meccanismi attraverso i quali il governo può controllare un progetto, rallentandolo, seppellendolo o aiutandolo ad arrivare a compimento.

Ciascuno di questi passaggi è una possibilità di esercizio del potere e di nepotismo, di concessione e pretesa di favori. Un'autostrada
[in italiano nel testo - ndt] i cui costi di costruzione raddoppiano ha parecchi vantaggi - non solo per i politici, che incassano tangenti, ma anche per tutti quelli che vi lavorano. Certo, per il resto del Paese questo modo di fare comporta solo svantaggi, costringendo i suoi cittadini a delle infrastrutture di seconda categoria, ad una pressione fiscale alta, servizi scadenti e alla convivenza con un sistema che è diventato tutto l'opposto della società meritocratica basata sulla competizione.

Non stupisce quindi che nel Global Competitiveness Index, l'indice di competitività economica mondiale, l'Italia sia scivolata dal 32° al 64° posto. [...]



[Traduzione mia - Fonte: Magazin SZ]