sabato 14 febbraio 2009

Lo stivale puzzolente

Estratto dell'articolo di Stille su SZ-Magazine


Pubblico di seguito la traduzione di un estratto dell'articolo di Alexander Stille uscito il 13 febbraio sul magazine settimanale della Süddeutsche Zeitung.


[...] È un dato di fatto che l'Italia sia precipitata in modo drammatico durante gli ultimi 14 anni in cui Berlusconi ha dominato la scena politica del Paese. Per oltre 40 anni, dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1990 circa, l'economia italiana era riconosciuta come una di quelle di maggior successo nel mondo e veniva associata in questo a quella giapponese e a quella della Germania Ovest. Negli anni '50 e '60 l'economia italiana è cresciuta in media del 5%, negli anni '70 e '80 di un solido 3%, regalando benessere, un buon livello diistruzione e un Welfare generoso ad un Paese che per anni era stato abituato alle emergenze e agli stenti.

Per degli studenti di scienze politiche contemporanee l'Italia rappresentava un paradosso: da una parte sembrava che il Paese avesse un sistema politico raccapricciante - i governi cambiavano in continuazione, scandali e crisi di governo erano all'ordine del giorno e in più si era di fronte ad un alto livello di corruzione in un apparato statale spendaccione ed inefficiente - dall'altra, nonostante tutto, l'economia cresceva senza sosta, anno dopo anno. Fino al 1989 circa l'Italia aveva un PIL paragonabile a quello della Gran Bretagna.

Negli ultimi quindici anni, però, la strana equazione italiana - corruzione e intoppi negli ingranaggi dello Stato da una parte e crescita economica dall'altra - ha cominciato a non tornare più. Il PIL italiano è aumentato fra il 1996 e il 2006 in media dell'1,1%, a fronte di una crescita del 2,3% in Gran Bretagna, del 2,8% in Spagna e dell'1,7% di tutta la Zona-Euro, con la conseguenza che il livello industriale dell'Italia oggi è inferiore del 20% rispetto a quello britannico e che anche la Spagna ora ha superato l'Italia.

Il sistema italiano, che nell'era di mercati protetti era riuscito in un qualche modo a funzionare, si è ritrovato, in tempi di UE, di unità monetaria e di dura concorrenza con i Paesi dell'Asia a basso costo di mano d'opera, duramente danneggiato. Fondare un'azienda, ad esempio, costa in Italia in media 5012 Euro e ci vogliono 62 giorni prima di aver superato i 16 ostacoli burocratici che si frappongono al traguardo. A titolo di confronto: in Gran Bretagna sono 381 Euro, quattro giorni e cinque istanze burocratiche, negli Stati Uniti sono 167 Euro, quattro giorni e 4 passaggi burocratici.

I sassolini negli ingranaggi fanno scricchiolare il sistema praticamente in tutti i settori della vita quotidiana del Paese e questo in un modo che porta con sé un inimmaginabile effetto sinergetico negativo. La paralisi della giustizia, ad esempio, mette in pericolo il principio dello Stato di diritto, uno dei fondamenti di un sistema economico funzionante. La durata media di un processo per violazione di contratto si aggira sui 1210 giorni (quasi quattro anni); in Spagna (il penultimo Stato in questa classifica) ci vogliono 515 giorni, cioè meno della metà, in Francia 331 e in Gran Bretagna solo 217 giorni. In Italia ci vogliono la bellezza di 90 mesi, quasi otto anni, per arrrivare all'asta della casa giudiziaria di un debitore insolvente. In Gran Bretagna sono necessari dieci mesi, in Francia diciassette e in Danimarca solo sei mesi.

Un sistema così pesante e lento può sembrare una pura follia, eppure è frutto di un metodo: l'intero sistema è stato concepito così per rendere indispensabili i suoi forgiatori. La proliferazione delle istanze amministrative, dei procedimenti di approvazione, delle disposizioni regolatrici e delle strettoie burocratiche creano una quantità enorme di meccanismi attraverso i quali il governo può controllare un progetto, rallentandolo, seppellendolo o aiutandolo ad arrivare a compimento.

Ciascuno di questi passaggi è una possibilità di esercizio del potere e di nepotismo, di concessione e pretesa di favori. Un'autostrada
[in italiano nel testo - ndt] i cui costi di costruzione raddoppiano ha parecchi vantaggi - non solo per i politici, che incassano tangenti, ma anche per tutti quelli che vi lavorano. Certo, per il resto del Paese questo modo di fare comporta solo svantaggi, costringendo i suoi cittadini a delle infrastrutture di seconda categoria, ad una pressione fiscale alta, servizi scadenti e alla convivenza con un sistema che è diventato tutto l'opposto della società meritocratica basata sulla competizione.

Non stupisce quindi che nel Global Competitiveness Index, l'indice di competitività economica mondiale, l'Italia sia scivolata dal 32° al 64° posto. [...]



[Traduzione mia - Fonte: Magazin SZ]