martedì 20 novembre 2007

Cambio direttore allo Spiegel

Aust cacciato dai suoi dipendenti. il più grosso settimanale tedesco cerca un sostituto


Stefan Aust guida dal 1994 lo Spiegel, quello che si autodefinisce Deutschlands bedeutendstes und Europas auflagenstärkstes Nachrichtenmagazin [Il più importante settimanale di informazione della Germania e quello con la tiratura più grande d'Europa].

Il contratto di Aust scade il 31 dicembre 2008, eppure nei giorni scorsi, mentre lui si trovava in vacanza in Asia, gli editori del giornale hanno deciso di mettersi alla ricerca di un sostituto.

L'importanza dello Spiegel in Germania


Antje Vollmer, una delle menti migliori dei Verdi tedeschi, ha detto nel 1992 che lo Spiegel aveva perso importanza e acquistato potere. Antje Vollmer si riferiva alla fine della cosiddetta era Augstein, il padre fondatore della rivista, il cui primo numero era apparso nel 1947. Questa tendenza sembra venire confermata da uno studio condotto un paio di anni fa dall'università di Amburgo che rivela come l'importanza dello Spiegel sia in realtà diminuita. Tra oltre 1500 giornalisti intervistati, infatti, solo il 33,8% indicava nello Spiegel la rivista di riferimento del giornalismo tedesco, relegandolo al secondo posto dietro alla Süddeutsche Zeitung, il quotidiano di Monaco di Baviera. Questo dato colpisce ancora di più perché ai tempi della frase appena citata di Antje Vollmer circa due terzi dei giornalisti affermavano che lo Spiegel rappresentasse il prodotto giornalistico di riferimento per loro (i dati di questo studio sono riportati da Wikipedia).

I rapporti di potere all'interno dello Spiegel


Organigramma del gruppo Spiegel Verlag
Lo Spiegel è il fiore all'occhiello dello Spiegel-Verlag Rudolf Augstein GmbH & Co. KG, con sede ad Amburgo. Nel 1974 Rudolf Augstein, fondatore della casa editrice, regalò il 50% della sua società ai suoi collaboratori e nel 2002, alla sua morte, stabilì nel proprio testamento che ai suoi eredi non dovesse toccare una quota sufficiente ad avere un pacchetto azionario in grado di bloccare le decisioni all'interno dell'azienda. Gli eredi ricevettero quindi il 24% (invece del 25%) del capitale. La società di controllo dei dipendenti dello Spiegel detiene la maggioranza assoluta con il 50,5% e il restante 25,5% è in mano ad una società controllata dalla Bertelsmann.

L'era di Stefan Aust


Quando Stefan Aust nel 1994 prende in mano le sorti della rivista, lo Spiegel deve fare i conti con la concorrenza agguerrita di Focus, un settimanale concepito chiaramente come alternativa allo Spiegel, non tanto negli argomenti trattati, ma nel modo di trattarli, nello stile (articoli più corti, linguaggio meno pomposo) e nel pubblico a cui si rivolgeva.

Sotto la sua direzione lo Spiegel ha accusato un cambio di rotta, con correzione verso destra. Molti lettori hanno infatti notato, parafrasando una dichiarazione di Augstein ("Liberal, im Zweifelsfalle links" - liberale, nel dubbio a sinistra) come il settimanale nell'ultimo quindicennio sia diventato Neoliberal, im Zweifelsfalle rechts [neoliberale, nel dubbio di destra].

Nonostante i modi poco ortodossi della sua cacciata e l'assurdità che una delle più importanti riviste del panorama giornalistico tedesco si trovi di fatto senza timoniere e con nessun sostituto in vista, molti, all'interno dello Spiegel, sembrano salutare con sollievo questo epilogo. Aust viene infatti accusato di avere metodi poco collegiali, di privilegiare giornalisti accomodanti alla sua linea e punire giornalisti meno plasmabili. Ad Aust non ha giovato neppure quello che è uno dei suoi più grandi successi e cioè lo sviluppo del canale televisivo Spiegel-TV, a cui ha continuato a dedicarsi troppo anche quando, nel 1994, ha assunto il ruolo di caporedattore dello Spiegel. I contrasti con gli editori del settimanale erano già stati evidenti nel 2005, quando la società che controlla le azioni in mano ai dipendenti e gli eredi di Augstein gli avevano rinfacciato una mancanza di qualità nel servizio informativo. A questo proposito si incolpa Aust, ad esempio, di non aver mai pubblicato un solo articolo sull'energia eolica, di cui è acerrimo nemico, oppure di aver sfruttato il giornale per una campagna personale contro la fabbrica della Airbus sorta ad Amburgo per la produzione di parti del modello A380.

Dal primo gennaio 2009 Aust non sarà più il caporedattore ufficiale dello Spiegel e conoscendolo c'è da credere che non accetterà di sopravvivere questi tredici mesi come re sotto scacco, preferendo quindi dare le dimissioni e lasciare il settimanale che, dietro a quello che a molti è sembrato un impacciato e dilettantesco Putsch, ha la grande possibilità di tornare ad essere il monumento del panorama giornalistico tedesco.