martedì 27 novembre 2007

Il Pastore Tedesco e il (Dalai) Lama

A differenza di Angela Merkel, papa Benedetto XVI non incontrerà il Dalai Lama


Il papa Benedetto XVI e il Dalai Lama - Foto da www.spiegel.deStampa e televisione riportano la notizia che Joseph Ratzinger ha disdetto il proprio incontro con il massimo esponente del Buddismo mondiale. Il Dalai Lama è atteso a Roma per una visita al nostro Paese e in un primo momento era previsto per il 13 dicembre un incontro con Benedetto XVI in Vaticano. L'ufficio stampa del pontefice ha però fatto sapere che l'incontro non si terrà.

Due volti della stessa politica


Molti ricorderanno che Angela Merkel qualche tempo fa non aveva esitato, nonostante le forti pressioni del regime cinese, ad accogliere il Dalai Lama durante la sua vista in Germania. L'atteggiamento di Angela Merkel era la logica conseguenza della linea politica che la cancelliera ha sempre tenuto nei confronti della Cina, in cui da una parte si è impegnata a intensificare i rapporti commerciali e dall'altra ha sempre dichiarato di non voler rinunciare a trattare con i partner del colosso asiatico anche i temi più scottanti come il rispetto dei diritti umani e la questione del Tibet. Angela Merkel sa bene che la Cina a livello economico sorpasserà presto la Germania, preparandosi ad insidiare i primi due posti di USA e Giappone, ma non rinuncia a porre l'accento sulla democratizzazione del Paese. Non è una dichiarazione di guerra, ma lo sforzo minimo che credo ci si possa aspettare da chiunque si fregia del titolo di capo di uno stato democratico.

Queste cose le sa sicuramente anche il pontefice, ma papa Benedetto XVI ragiona partendo da un altro punto di vista. La Chiesa Cattolica Romana conduce da anni un contenzioso con le autorità cinesi, che si arrogano il diritto di nominare i vescovi delle diocesi del proprio territorio. La diplomazia vaticana si e sempre rivelata molto esperta e non mi stupirebbe se fra qualche tempo, come "ringraziamento" per la disdetta dell'incontro con il Dalai Lama, dalla Cina arrivassero segnali di distensione sulla questione dei vescovi.

[Sui rapporti tesi tra Germania e Cina si veda anche il post di Beda Romano]

Schröder-Merkel e Benedetto XVI - Dalai Lama: i tedeschi e la doppia coppia


L'opinione pubblica tedesca sembra avvertire questo fatto molto più di quella italiana. La notizia della disdetta dell'incontro tra il "papa d'oriente" e quello d'occidente trova nei giornali e nelle televisioni teutonici più risonanza che nel mondo giornalistico italiano. Agli italiani la questione sembra interessare quindi solo a margine, anche se secondo un sondaggio del Corriere la maggioranza di essi è a favore di una presa di posizione contro la Cina.

Il presidente della Camera Bertinotti, esponente di un partito che da sempre si fa portavoce del rispetto dei diritti umani, tranne quando si tratta di Cina e di Cuba, ha dichiarato che non concederà la Camera al Dalai Lama, sostenendo la sua scelta con la motivazione che nella Camera dei deputati non si tengono celebrazioni, e che sono ammesse ecezioni solo con i capi di Stato. Peccato che nel 2002 la camerà si aprì per far posto a Giovanni Paolo II.
Foto della visita del papa alla Camera dei Deputati della Repubblica Italiana. Fonte: Ministero della Giustizia
Certo, il papa era intervenuto in quell'occasione in qualità di capo dello Stato Vaticano, cosa non applicabile al Dalai Lama, visto che il Tibet non è ufficialmente riconosciuto come stato: una distinzione di lana caprina che fa onore alla peggiore tradizione politica italiana. La scelta di Bertinotti, nella sua funzione di altissima carica dello Stato (e quindi una volta tanto di rappresentate super partes dell'intero popolo italiano) è grave, forse ancora più grave (a mio modo di vedere) di quella del capo del governo. Prodi, comunque, è un altro che il Dalai Lama non incontrerà. Il nostro Presidente del consiglio si accoda dietro alla lunga fila degli ignavi e spera di riscuotere in soldoni il silenzio sulla questione regalato alla Cina. Rispetto al suo predecessore, che aveva semplicemente ignorato il gigante asiatico, è un passo. Difficile dire in quale direzione.

Seguaci di questa tradizione sono in Germania i vertici della SPD, che già dai tempi di Schröder ha brutalmente chiuso gli occhi di fronte alle ingiustizie del regime cinese, privilegiando le firme sui contratti di collaborazione con Pechino alle firme in calce alle petizioni delle organizzazioni umanitarie. La visita del Dalai Lama ad Angela Merkel ha avuto come maggiori critici proprio il ministro degli esteri ed attuale vicecancelliere Steinmeier e l'ex cancelliere Gerhard Schröder, che d'altronde si era già distinto per aver definito l'amico Vladimir Putin un "lupenreinen Demokraten" [tradotto liberamente: uno spirito democratico senza macchia].

La Cina è un mercato enorme che fa gola sia a chi cerca affari, sia a chi cerca anime e così purtroppo non sorprende né l'atteggiamento delle massime istituzioni italiane, né quello del papa: ognuno cerca di aprirsi come meglio può la porta sul mercato cinese. Questo non influenzerà più di tanto l'italiano medio, che, in preda ad amnesia cronica, far poche settimane avrà già dimenticato l'accaduto, ma in Germania questa politica sembra lasciare il segno: un'inchiesta dello Spiegel rivela come la maggioranza dei tedeschi consideri il buddismo più simpatico del cristianesimo e come il Dalai Lama sia considerato un esempio da seguire per il 44% dei tedeschi contro il 42% che ha indicato il papa.

Per correre dietro alla Cina, la politica del Vaticano rischia di lasciare per strada ancora una volta la cattolicità tedesca. Sono maturi i tempi per un nuovo Lutero?