domenica 20 gennaio 2008

La posta in palio nelle elezioni in Assia

Sulle elezioni di domenica 27 gennaio in Assia si è già detto molto e molto si dirà dopo i risultati finali. Qui alcuni punti poco trattati dai media italiani e dalla blogosfera.

  1. Un ruolo fondamentale lo sta assumendo il partito populista dei "Linke", guidati da Lafontaine e Gysi. Koch (CDU), l'attuale presidente dell'Assia, che per una campagna elettorale sbagliata ha perso non solo la possibilità di ottenere una maggioranza assoluta, ma corre anche il rischio di perdere quella relativa, ha deciso di giocare come ultima carta quella dello spauracchio comunista. Da alcuni giorni minaccia ad ogni pié sospinto che non votare per lui significa dare l'Assia in mano ai comunisti. Se il partito Die Linke riesce a superare la soglia del 5% necessaria per entrare nel parlamento regionale, alla coalizione nero-gialla (CDU-FDP) dei cristiano sociali e dei liberali proposta da Koch potrebbero mancare una manciata di seggi per poter governare. D'altro canto neppure la coalizione rosso-verde tra socialdemocratici e verdi avrebbe i voti sufficienti per governare nel caso di un ingresso in parlamento dei Linke. Entrambi i partiti, però, hanno affermato chiaramente che rifiutano un governo rosso-rosso-verde, cioè un'alleanza di governo con i populisti di Lafontaine e Gysi. Questi ultimi sono scesi in campo con decisione perché vedono nelle elezioni in Assia una possibilità fondamentale per imporsi come partito nazionale e non rimare solo una realtà politica delle regioni dell'ex Repubblica Democratica Tedesca. La tensione cresce così anche nelle file di questo piccolo partito e la politica regionale passa in secondo piano, per adeguarsi alle scelte e alle necessità della politica nazionale. Uno dei candidati dei Linke, Karl-Kraus Sieloff, ha accusato i vertici del suo partito di essere antidemocratici e totalitari, invitando a dare il voto ad altri.
  2. Oltre ad avere ripercussioni sul lavoro della grande coalizione a Berlino, le elezioni in Assia avranno un forte impatto anche all'interno dei singoli partiti. Se al momento nessuno osa ancora mettere in discussione la leadership di Angela Merkel nella CDU, nella SPD l'eventuale vittoria di Ypsilanti, la candidata dei socialdemocratici, rafforzerebbe Beck, il segretario del partito, nella sua politica dai toni più sociali e di sempre più marcato distacco da quella di Schröder delle due legislature precedenti. In quest'ottica è da leggere anche la critica dell'ex "superministro" Clement, appartenete all'ala più moderata dei socialdemocratici. A prescindere dalla fondatezza o meno delle sue accuse (le idee in fatto di politica energetica della signora Ypsilanti, che prevede tagli alle sovvenzioni per nucleare e carbone e sviluppo delle energie alternative, sarebbero demagogiche e non realizzabili), Clement ha finito per farsi un autogol, in quanto Ypsilanti ha avuto gioco facile a smascherlo come lobbista del settore energetico (Clement fa parte del consiglio di supervisione della RWE, uno dei colossi dell'energia tedesca). Credo sia facile prevedere come, dopo Muntefering, la SPD perderà a breve un altro protagonista della stagione di governo di Schröder. E forse, ipotizza qualcuno, la cacciata dalla SPD non dispiace più di tanto a Clement.
  3. Il secondo ago della bilancia di queste elezioni è rappresentato dalla FDP. I liberali, tra le cui file cresce e si fa sentire sempre di più il malcontento per la politica portata avanti dal proprio segretario generale, Guido Westerwelle, che ha condotto il partito al margine della insignificanza politica, saranno decisivi dopo le votazioni per costruire la compagine di governo. Durante la campagna elettorale hanno escluso di voler governare con i socialdemocratici, chiudendosi (forse) l'opzione vincente (una cosiddetta coalizione-semaforo formata dai socialdemocratici, dai verdi e dai liberali avrebbe una comoda maggioranza). Domenica 27, a urne chiuse, si vedrà quanto questo rifiuto sarà ancora assoluto.
  4. Nella CDU l'eventuale sconfitta di Roland Koch (o la sua vittoria risicata) potrebbero farlo uscire definitivamente di scena per quello che riguarda le pretese alla candidatura a cancelliere per il proprio partito alle politiche del 2009. Koch, che negli ultimi anni è avanzato fino ad ottenere quasi l'investitura a numero 2 dietro ad Angela Merkel, rischia ora di dover lasciare il posto a Wulff, che nella Bassa Sassonia si appresta a vincere il confronto elettorale. I risultati si preannunciano non stupefacenti per lui, ma tranquillizzanti: la CDU avrebbe, secondo gli ultimi sondaggi, circa il 44% dei consensi (-4% rispetto alle ultime elezioni), mentre la SPD si attesterebbe attorno al 34% (+0,6%).
Germanynews ha annunciato di voler coprire le elezioni in Assia con un liveblogging a partire dalle 22:00 di domenica 27.