venerdì 23 ottobre 2009

I primi vagiti del nuovo governo

Promesse, pasticci e poltrone

Il nuovo governo deve ancora nascere e già ci sono parecchie cose di cui varrebbe la pena riferire.

Promesse
L'FDP è arrivata al tavolo delle trattative con una condizione che ha presentato come irrinunciabile: meno tasse. In campagna elettorale Westerwelle e i suoi hanno affermato a più riprese che la riduzione delle imposte sarebbe stata compensata dal maggior gettito fiscale dovuto alla ripresa economica. Che questo fosse impossibile lo aveva detto non tanto uno come Steinbrück (SPD), ex ministro delle finanze, ma anche uno come zu Guttenberg, ex ministro dell'industria della CSU: ci sarebbe voluta una crescita di quasi il 10% per coprire con maggiori entrate gli scompensi provocati dalla riduzione proposta dai liberali.
Un altro punto su cui la FDP si era dichiarata inamovibile era il famigerato Gesundheitsfonds, il fondo della mutua nato da un compromesso tra i socialdemocratici e l'unione (CDU-CSU), che ha fino ad ora prodotto solo maree di scontenti e buchi economici miliardari, tanto che le varie casse malattia hanno affermato di essere costrette ad aumentare le trattenute in busta paga dei lavoratori.
Forse è ancora presto per esprimere giudizi, ma i fatti lasciano intendere alcune cose. Innanzitutto la FDP non riuscirà ad imporre quasi nulla: il Gesundheitsfonds rimarrà sostanzialmente inalterato, mentre per la riduzione della pressione fiscale se ci saranno interventi questi non saranno certo rifinanziati dalla crescita del PIL a livelli cinesi, quanto piuttosto da un aumento dei debiti. In questo la FDP ha mostrato di essere piuttosto disinvolta, accettando (o forse addirittura proponendo) una specie di fondo speciale su cui far gravare i nuovi debiti, per mantenere l'impressione di un bilancio statale tutto sommato a posto.

Pasticci
Il pasticcio più grande si è registrato proprio sulla questione della riduzione delle tasse attraverso questo "bilancio parallelo". Nußbaum, responsabile delle finanze di Berlino, tecnico senza tessera di partito, anche se con simpatie progressiste, ha parlato di "falso in bilancio" e alla Süddeutsche Zeitung ha dichiarato: "Wenn ich in meinem Unternehmen auf diese Weise bilanzieren würde, wäre ich wegen Konkursverschleppung dran." [Se io nella mia azienda gestissi così i bilanci verrei processato per dilazione di fallimento].
Questo fatto, unito al modo non proprio ottimale con cui quest'idea è stata comunicata all'opinione pubblica, ha dato l'impressione che il governo nascente non fosse interessato alle riforme, ma a vecchi trucchi di finanza creativa, come si dice dalle nostre parti.
Dopo aver incassato una bocciatura generale (da economisti, corte dei conti, sindacati, imprenditori ecc...), l'idea è stata per ora accantonata.
Rimane l'impressione, molto forte, che ci si sforzi in queste ore di trovare un modo di facciata per salvare capra e cavoli, cioè un modo per far dire alla FDP che ci sarà una riduzione delle tasse anche se non è vero.
Poltrone
Dei nomi del prossimo governo si parlerà molto nei prossimi giorni, quando saranno ufficializzate le nomine. Intanto fanno già discutere i ministeri promessi a Schäble (finanze) e zu Guttenberg (difesa).
Schäble a controllare il rubinetto dei soldi mi sembra una presa di posizione decisa della CDU, che impone una persona certo non molto malleabile a guardia delle casse statali. Chi sperava in un bilancio allegro è avvisato. La CDU forse sarebbe stata disposta a dare il ministero anche a zu Guttenberg, rappresentante della CSU, che sulla questione degli sgravi fiscali la pensa diversamente dal resto del suo partito e, soprattutto, dal capo della CSU, Seehofer. Zu Guttenberg avrebbe certo potuto approfittare molto di questa occasione per la propria carriere personale, ma alla fine è stato deciso in altro modo.
Non penso di sbagliare di molto a vedere dietro questa non promozione di zu Guttenberg lo zampino di Seehofer, che deve fare i conti con un partito molto scontento e un concorrente interno (zu Guttenberg) acclamato a furor di popolo.
La scelta di zu Guttenberg come ministro della difesa è però interessante anche per un altro motivo: sembra una trappola, o almeno un freno, a Westerwelle, futuro ministro degli esteri. Zu Guttenberg alla difesa sarà molto impegnato sul piano internazionale e avrà parecchio da fare nelle trattative con gli Stati Uniti per un aumento dell'impegno tedesco in Afganistan. Il giovane barone bavarese ha mostrato interesse per i temi di politica estera, ha carisma, sa comunicare, è fotogenico, parla correttamente inglese, non ha paura di andare contro la corrente, sa farsi ascoltare: a me sembra che la sua nomina a ministro della difesa vada interpretata come una nomina a ministro degli esteri in minore, quasi un'ombra scomoda che grava su Westerwelle.
A lui spettano così una serie di compiti piuttosto difficili: convincere il partito e i suoi elettori che ha mantenuto le promesse ed essere migliore di zu Guttenberg. Questo lo costringerà ad agire più da ministro degli esteri che da capo di un partito di governo e gli toglierà così tempo e energie per disturbare troppo il lavoro di Frau Merkel, con cui concludiamo. Se lei è la regista di queste manovre, tanto di cappello. Ha sistemato una situazione non facile, con molti galli in un pollaio piccolo e stretto. L'ha fatto alla democristiana, se mi passate il termine, ma questo non deve essere per forza un demerito: io, almeno, sto cominciando a rivalutare quel modo di fare politica.