giovedì 8 ottobre 2009

Nobel per la letteratura a Herta Müller

Perché il riconoscimento va alla persona sbagliata

Perdonate il post molto personale, infondato e basato solo su una sensazione "a pelle", prometto di tornare più "sachlich" prima possibile.

Herta Müller vince il Nobel per la letteratura 2009. Se mi chiedessero una caratterista di Herta Müller direi che porta in giro la faccia tipica di una persona depressa che sta per suicidarsi. In questo senso la persona più adatta a succedere all'ultima scrittrice di lingua tedesca a ricevere questo riconoscimento, l'austriaca Jelinek nel 2004.

Non pretendo di avere la competenza per giudicare l'opera di Herta Müller, ma rimane in me la sensazione che la giuria del Nobel scelga sempre in primo luogo un messaggio politico che il premio deve veicolare e solo in seconda istanza si dedichi alla ricerca degli autori che rispondono al primo requisito. Il problema è che il messaggio politico è spesso anacronistico, come in questo caso e come, ad esempio, nel caso di Saramago. Quest'anno il Nobel va a Herta Müller

who, with the concentration of poetry and the frankness of prose, depicts the landscape of the dispossessed

Confesso di non conoscere molto dell'opera di Herta Müller; quel poco che ho avuto per le mani mi ricorda un po' la Arslan della "Masseria delle allodole". Ma il mondo della Müller è lontano, finito, assorbito. Per i derubati della propria terra, della propria dignità, della propria storia credo che il comitato dovesse andare a cercare in Africa. Rimane allora la sensazione un po' amara che, nel voler riportare l'attenzione sulla letteratura tedesca, il comitato del Nobel abbia sbagliato completamente mira, convogliando l'attenzione su un'apolide a disagio ovunque. Il messaggio del comitato è debole. La candidata scelta a fare da megafono poco adatta. Peccato.

Nel ventennale della caduta del muro io, il Nobel, lo avrei dato a Christa Wolf.