mercoledì 19 marzo 2008

Il prof copia: premiato

Plagio per un professore dell'università di Bonn: per punizione lavorerà meno


Lo Spiegel riporta la vicenda curiosa di un professore dell'istituto di slavistica dell'università di Bonn, che è stato accusato di aver copiato, per una propria pubblicazione, un articolo di una sua studentessa.
L'università ha scelto di usare la mano pesante e di non accontentarsi di semplici e inutili scuse pubbliche. Peccato che la punizione inflitta per il plagio sia in realtà un enorme regalo al professore in questione: gli è stata tolta la facoltà di esaminare gli studenti e di disporre delle finanze dell'istituto, ma il suo stipendio non cambia. Lavorerà di meno e prenderà uguale. Insomma, per un plagio gli hanno aumentato lo stipendio!

domenica 9 marzo 2008

Leggi che traballano

Legge antifumo e salario minimo dei postini: quando il popolo non c'entra

Foto: www.sueddeutsche.de

Che le lobby di ogni ordine e grado svolgano da sempre un ruolo importante nel processo legislativo di un parlamento è un dato di fatto su cui, credo, tutti siamo d'accordo.

A volte però capita che gli interessi delle parti si combinino in modo bizzarro e producano risultati strambi.

Due di questi risultati riguardano leggi che hanno fatto molto discutere e che ora per motivi diversi, rischiano odi essere riviste: la legge antifumo in Baviera e il salario minimo per i postini.

Baviera: dietrofront su fumo dopo le elezioni

In Baviera la CSU ha scelto di scaricare la responsabilità della propria sconfitta elettorale nelle consultazioni amministrative di alcuni giorni fa sulla legge antifumo entrata in vigore all'inizio di quest'anno. Così, a quanto pare, il fumo tornerà permesso almeno nei tendoni delle grandi feste popolari come l'Oktober Fest. In realtà la stragrande maggioranza dei bavaresi è a favore dell'attuale regolamentazione in materia. La proposta di legge, però era stata una delle più contestate all'interno del partito di governo della Baviera, dove molti sono sensibili alle pressioni dei gestori e proprietari di locali e degli organizzatori della più grande festa popolare del mondo, preoccupati, più che della salute dei propri dipendenti e dei propri clienti, di quella del proprio portafogli.  
Inoltre l'uscita di scena di Stoiber, l'ex padre-padrone della CSU bavarese, ha dato il via libera ad una serie di scosse di assestamento che servono a ristabilire l'equilibrio all'interno del partito: dalla guerra del fumo dipendono poltrone e potere, soprattutto in vista delle elezioni regionali del prossimo autunno.

Il salario minimo dei postini: quella strana alleanza fra SPD, sindacati e grande industria

È di poche ora fa la notizia che il tribunale amministrativo di Berlino ha dichiarato non ammissibile il salario minimo concordato dai rappresentanti dell'industria logistica e il sindacato Ver.Di alla fine dello scorso anno. Come aveva fatto notare già Alessandro Alviani su Ecogermania, l'estensione del salario minimo a tutti gli impiegati del settore e non solo ai dipendenti di Deutsche Post proprio poco prima dell'apertura completa del mercato postale aveva già suscitato polemiche in quanto tra le parti sedute al tavolo di contrattazione erano praticamente assenti i concorrenti dell'ex monopolista di stato, il cui ex amministratore delegato, Zumwinkel, aveva da mesi preteso un salario minimo per il settore. Questa sua richiesta rispondeva principalmente al bisogno della sua azienda di proteggersi nei confronti della concorrenza, che si vede ora costretta a pagare salari più alti, e aveva incontrato naturalmente il favore della SPD, alla ricerca di un campo di battaglia dove ridar vita alla propria componente sociale e di attenzione al mondo dei lavoratori e ai sindacati di settore. I concorrenti di Deutsche Post, però, hanno fatto causa. Il tribunale di Berlino sembra, per il momento, dargli ragione.

sabato 8 marzo 2008

Italiani nella scuola tedesca: i dati

Qualche cifra per riflettere sul problema

Da mesi mi riprometto di pubblicare un po' di dati sul(l'in)successo scolastico dei ragazzi di origine italiana nella scuola tedesca. Al problema del basso livello di istruzione dei nostri connazionali nelle aule della Bundesrepublik si è accennato più volte e in più sedi, anche in questo blog. Spesso ci si è limitati a dare opinioni senza fornire numeri e cifre che potessero costituire una base per un ragionamento più legato al problema reale e meno alle ideologie. Con il poco tempo a mia disposizione vorrei ora provare a cominciare a colmare questa lacuna.

Tutti i dati citati in questo post, se non esplicitamente indicato, sono presi dal documento della commissione per la migrazione, gli esuli e l'integrazione del governo della Repubblica Federale Tedesca del 2004, accessibile qui in formato .pdf.

Lo studio in questione analizza la presenza e il successo della componente straniera in relazione a quella tedesca nelle strutture scolastiche di ogni grado e livello.

Dati generali

Formazione prescolare

Nel 2004 la percentuale di bambini stranieri sul totale degli iscritti a strutture educative prescolari era di quasi il 25%. Vuol dire che negli asili della Germania un bambino su 4 è di origine straniera. L'ufficio federale per le statistiche riporta per lo stesso anno una percentuale di stranieri sul totale della popolazione residente in Germania dell'8,8% [Fonte: Statistische Ämter des Bundes und der Länder], ciò significa che gli stranieri portano i loro bambini negli asili e nei nidi in misura percentualmente molto maggiore rispetto ai tedeschi.

Formazione scolastica

Nella scuola elementare si è notata negli ultimi 12 anni una diminuzione in termini assoluti dei ragazzi tedeschi: erano più di 3.106.000 nel 1992 e sono diventati 2.777.462 nel 2004. In maniera inversamente proporzionale sono cresciuti invece i ragazzi stranieri in questo tipo di scuola: da 313.163 nel 1992 a 369.417 dodici anni dopo.
Nello stesso periodo queste sono le cifre per alcuni altri tipi di scuole:

[La percentuale che manca al 100% è formata da ragazzi che frequentano altri tipi di scuole]

In questo schema sono presenti la scuola elementare [Grundschule], le tre scuole secondarie [istituto professionale: Hauptschule / istituto tecnico: Realschule / liceo: Gymnasium] e la Sonderschule, una scuola speciale per ragazzi che non sono integrabili negli altri istituti (soprattutto portatori di handicap e ragazzi con gravi lacune linguistiche).
La distinzione qui fatta con il tentativo di corrispondenza al modello italiano necessità di alcune precisazioni: va ricordato che solo chi frequenta il liceo può poi iscriversi all'università e (opinione mia personale), la Hauptschule è, se possibile, di livello ancora inferiore agli istituti professionali come si conoscono in Italia.
Considerando il lavoro come una delle chiavi dell'integrazione e considerando che chi frequenta la Hauptschule ha tre possibilità su quattro di finire nel tunnel della disoccupazione, fa pensare la cifra del 21,1% di stranieri in questo tipo di scuola. Al contrario va fatto notare che nonostante tutti gli interventi a vari livelli la percentuale di studenti stranieri sul totale nelle classi di liceo è addirittura diminuita nel periodo preso in considerazione.
A questo si aggiunga il dato dei ragazzi che non portano a termine il loro corso di studi: nel 2003 i ragazzi tedeschi senza nessun titolo di studio erano il 7% del totale contro quasi il 20% dei ragazzi stranieri. Nello stesso anno i tedeschi con un diploma di istituto professionale (Hauptschule) erano circa il 25%, mentre i parigrado stranieri erano più del 41%. Sulla sponda opposta i tedeschi in possesso di un dilpoma che gli permettesse di accedere all'istruzione universitaria o parauniversitaria erano quasi il 26% contro il 10,2% dei non tedeschi (qui la percentuale è addirittura peggiorata di uno 0,8% rispetto ai dati del 2000).

I dati dei ragazzi italiani

Vediamo ora i dati degli studenti di origine italiana nelle scuole tedesche. Nell'anno scolastico 2003/04, seguendo un trend ormai consolidato, quello italiano era il secondo gruppo etnico straniero più numeroso in Germania dopo quello turco (418.065): su quasi 10 milioni di alunni gli italiani erano 65.897; seguivano serbi e montenegrini (61.542) e greci (33.760).
Confrontando i dati dei ragazzi italiani con quelli degli stranieri in generale si vede subito che questi dati sono in negativi su tutti i fronti:
  • la percentuale di italiani (26,9%) nelle Hauptschulen è maggiore della media totale degli stranieri (21,1%)
  • la percentuale di ragazzi italiani (8,9%) nelle Sonderschulen è maggiore della media degli stranieri (7,1%)
  • la percentuale di ragazzi italiani (6,5%) nei licei è inferiore alla media degli stranieri (9,6%).
Questi dati, di per sé sconfortanti, sono ancora più allarmanti se si confrontano con alcuni paesi in specifico: i ragazzi di origine francese nelle Sonderschulen sono l'1,9%, mentre sono il 28,1% del totale dei francesi in età scolare quelli che riescono ad andare al liceo.
La percentuale degli italiani che finiscono alla Hauptschule è la più alta in assoluto tra tutte quelle delle nazionalità non tedesche. Limitandoci al liceo, invece, può essere utile portare ancora l'esempio di altri paesi mediterranei: se poco più di un italiano su venti riesce ad andare al liceo, sono invece più di uno su dieci i greci e quasi 1,5 su dieci gli spagnoli che ce la fanno (oltre ai già citati 3 francesi su dieci).

venerdì 7 marzo 2008

giovedì 6 marzo 2008

mercoledì 5 marzo 2008

Elezioni comunali in Baviera: riassunto dell'assurdo

Tanti commenti e molte stupidate dopo le elezioni amministrative

Sulle elezioni amministrative in Baviera si è detto molto e come sempre la blogosfera tedesca è stata più attenta dei mezzi tradizionali di informazione (una ricerca con GoogleNews riporta solo l'articolo di Ideazione citato sotto). A questo proposito consiglio la lettura di 

In Germania, invece, le elezioni amministrative bavaresi hanno aperto un grosso dibattito in cui si sono sentiti molti pareri e molte - permettetemi il termine - stupidate. Provo a farne qui un riassunto confuso e non esaustivo.

Innanzitutto credo si sia persa di vista la situazione generale. Tutti, tranne la CSU, hanno riconosciuto la sconfitta del partito conservatore di ispirazione cristiana al potere da sempre. Molti però mi sembra che diano a questi dati un valore che non hanno:

  • Le vittorie dei candidati sindaci di Monaco e Norimberga sono in gran parte dovute ai candidati stessi, Ude e Maly, che hanno fatto un ottimo lavoro nelle precedenti legislature.
  • A conferma di quanto detto sopra, l'SPD, il partito dei socialdemocratici di Ude e Maly, ha infatti perso quasi ovunque consensi.
  • Le elezioni amministrative sono molto più legate alle persone che ai partiti. Tra i tanti esempi che offre la Baviera quello di Bamberg, dove il sindaco in carica è della SPD, ma dalle elezioni comunali è uscita vincitrice nuovamente la CSU (pur con un -5% rispetto alle precedenti votazioni). Dalla parte opposta c'è la sopresa di Augsburg, dove il candidato della SPD, dato per sicuro vincitore alla vigilia, è stato costretto al ballottaggio dal candidato della CSU.
  • Qualcuno si è spinto addirittura a dire che la SPD sogna una vittoria nelle elezioni regionali di quest'autunno. In realtà le consultazioni regionali bavaresi hanno valore di test solo in quanto portano con sé il rischio della perdita della maggioranza semplice da parte della CSU (attualmente ha una maggioranza di due terzi). Da qui a dire che la CSU non sarà partito di maggioranza relativa mi sembra però che ce ne passi molto.
Molti hanno poi visto questo test elettorale come la prima pagella per la conduzione bicefala della CSU (Huber e Beckstein) dopo il siluramento di Stoiber. Questo è in parte vero, ma va a mio parere relativizzato.
Ude, ad esempio, ha costruito parte della sua popolarità guidando l'opposizione al progetto del Transrapid, che è stata una decisione del precedente governatore, lo stesso Stoiber ora rimpianto da molti. Un altro motivo del malcontento generale è un altro lascito dell'era Stoiber, cioè il progetto G8 (riduzione di un anno del percorso di studi liceali), che ha prodotto fino ad ora insegnanti stressati e frustrati, alunni in grosse difficoltà e con enormi deficit di apprendimento e famiglie indignate.

Un discorso a parte merita poi la legge antifumo, ora posta sotto accusa come possibile motivo della sberla ricevuta dai cristianosociali, anch'essa un'eredità del governo Stoiber. Ora in molti la attaccano, ma recenti sondaggi sembrano confermare l'esatto contrario, e cioè che le restrizioni imposte con questa legge sono state accolte positivamente dalla grande maggioranza della popolazione.
È comunque indubbio che Huber e Beckstein vengano rimandati a settembre e fino a quella data hanno il compito di recuperare sui due fronti in cui veramente hanno perso consensi rispetto al loro predecessore: la visibilità e la simpatia

La prima verrà cercata soprattutto a livello nazionale, magari facendo tribolare ancora di più la grande coalizione. Inoltre entrambi i candidati dovranno migliorare a mio avviso nel modo di presentarsi. Soprattutto Beckstein ha un profilo troppo basso, che ancora è oscurato dal riverbero della luce di Stoiber, non necessariamente migliore, ma più bravo ad apparire. 

La seconda sfida, quella della simpatia, invece, è più difficile da vincere per il duo Beckstein-Huber. E già il fatto che si debba parlare di fattore "simpatia" per Edmund Stoiber è un paradosso che dimostra quanto sono caduti in basso i suoi successori. L'addio di Stoiber, infatti, è stato accolto con un sospiro di sollievo non solo nel partito, ma anche in ampi strati della popolazione. Quello che non è piaciuto è il modo in cui l'ex capo della CSU bavarese è stato cacciato. La gente non ha apprezzato i modi da cospirazione con cui Huber e Beckstein hanno tessuto le fila della congiura. I moderni Bruto e Cassio sono stati identificati subito più come parricidi che come tirannicidi e Cesare-Stoiber ha avuto gioco facile a presentarsi come vittima. Inoltre Stoiber aveva un modo di fare "da gradasso impacciato" (saccente, ma quasi trapattoniano nel modo di esprimersi) che poteva piacere o meno, ma sicuramente non lasciava indifferente rispetto all'aria da anonimo impiegato dell'anagrafe di Beckstein.

martedì 4 marzo 2008

Porsche guida Volkswagen

La casa automobilistica di Stoccarda dovrebbe acquisire oltre il 50% di VW


Ieri il consiglio direttivo di Porsche ha dato il via libera all'acquisto di azioni Volkswagen da aggiungere al pacchetto già in possesso dell'azienda di Stoccarda, che passerebbe così dall'attuale 31% ad oltre il 50%. La decisione segue il pronunciamento della corte di giustizia europea dello scorso anno che riconosceva la necessità di cambiare il VW-Gesetz, la legge che prevedeva diritti particolari del Land della Bassa Sassonia nella proprietà della multinazionale automobilistica di Wolfsburg.

Operazione da 10 miliardi di Euro


Il valore del 20% delle azioni Volkswagen è stimato in circa 10 miliardi di euro, ma prima di poter concludere l'affare Porsche dovrà attendere il via libera dalle varie commissioni antitrust dei paesi interessati (si parla di 15 Paesi). Le procedure saranno avviate quanto prima. L'ok definitivo è atteso nel giro di sei mesi. Wiedeking, capo di Porsche ha assicurato che non è prevista nessuna fusione dei due colossi dell'industria automobilistica.

Conflitto di interessi


Sempre ieri Ferdinand Piëch ha annunciato le sue dimissioni dal suo incarico di capo del consiglio di controllo di Porsche, cedendo così, almeno formalmente, alle richieste degli azionisti che vedevano nel suo doppio ruolo di controllore di Porsche e di Volkswagen un conflitto di interessi di enorme portata.
La storia di Piëch è estremamente complicata e altrettanto interessante e credo valga la pena ripercorrela velocemente. l'ultra settantenne Piëch è il nipote del fondatore di Porsche, Ferdinand Porsche. Dopo l'uscita nel 1972 da Porsche, dove era stato deciso di sollevare tutti i futuri eredi da incarichi dirigenziali per porre fine alle varie diatribe che si protraevano da anni, Piëch ha assunto ruoli sempre più importanti all'interno di AUDI, da cui, nel 1993, è passato alla casa madre Volkswagen, divenendone amministratore delegato. Ha ricoperto questa funzione fino al 2002, quando è passato dalla poltrona di amministratore al consiglio di supervisione della Volkswagen.

D'altro canto Ferdinand Piëch è anche uno dei maggiori azionisti di Porsche, di cui detiene più del 13% delle azioni con diritto di voto e presiede il consiglio di controllo di Porsche, che nomina e approva l'operato dell'ammistratore delegato. La sua scelta di lasciare il consiglio di controllo di Porsche viene però, come detto, solo formalmente incontro alle accuse di conflitto di interessi, in quanto a succedergli come capo del consiglio di controllo di Porsche sarà il fratello Hans Michael.