Pirati all'arrembaggio
la linea sottile tra successo e fallimento
In questi ultimi giorni la stampa italiana sembra aver scoperto una nuova formazione affacciatasi da poco sul panorama politico tedesco: il Partito dei Pirati.
Il partito nasce nel 2006 sull'esempio del movimento sorto nei paesi scandinavi e si propone come difensore dei diritti dei cittadini nel nuovo mondo aperto da Internet. Una delle critiche mosse a questo partito è proprio la mancanza di una visione politica d'insieme: se da una parte hanno idee molto chiare sulla privacy, sul diritto all'informazione, sulla costruzione di una società dell'informazione e sulla funzione dell'educazione, dall'altra dimostrano di non avere progetti globali su altri temi importanti, come il mercato del lavoro, l'economia, la politica estera ecc.
I Pirati sono comunque riusciti a trasmettere alcuni messaggi chiari:
- sono un movimento giovane
- sono un movimento strutturatosi in partito secondo le regole della partecipazione diretta ed ugualitaria
- sono l'unico movimento politico che conosce e sa sfruttare i nuovi media
- sono indipendenti dai grossi potentati economici
Sondaggi ufficiali per le elezioni politiche del 27 settembre li attestano tra il 2 e il 3%.
I Pirati sono stati aiutati a mio avviso da alcuni fattori che vale la pena elencare:
- l'assoluta incapacità della politica tradizionale di capire il mondo di internet
- l'assoluta incapacità di gruppi di interesse economico, soprattutto le major della musica e del cinema, di cercare nuovi modi di gestione del proprio mercato
- il buono sviluppo della rete ADSL in quasi tutto il territorio tedesco e il buon livello di alfabetizzazione informatica del popolo tedesco
- la grossa pubblicità accordatagli dai media tradizionali, con la TV in testa, alla continua ricerca di qualcosa di interessante per vivacizzare i resoconti su una campagna elettorale inesistente
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