venerdì 12 ottobre 2007

Eva Herman: le reazioni

Le vicende della discussa giornalista tedesca scatenano il dibattito


Mentre i mezzi di informazione italiani, guidati dalla nota del TG5, brillano ancora una volta per il modo non proprio edificante in cui svolgono il proprio lavoro e mostrano nel migliore dei casi l'incapacità di chi è preposto a farlo di spiegare qualcosa al proprio pubblico, l'opinione pubblica tedesca si è lasciata andare ad un dibattito molto intenso, ma anche molto interessante.


Un breve riassunto dei fatti


Eva Herman è stata per oltre tre lustri uno dei volti più popolari della televisione pubblica tedesca. Il suo volto, inoltre, è legato al Tagesschau, il principale telegiornale della nazione e quindi in un certo senso alla persona si tendono ad associare le caratteristiche che si riconoscono nella trasmissione di cui fa parte, che nel caso della Tagesschau sono sicuramente la serietà, la ricerca di obiettività e il rifiuto deciso di qualsiasi concessione alla leggerezza o ai pettegolezzi.


Da ormai alcuni mesi però, la signora Herman è balzata agli onori delle cronache per una serie di dichiarazioni che hanno dato di lei un'immagine assolutamente contrastante con quella che il pubblico tedesco si era fatta negli anni. Eva Herman si è inserita (o ha contribuito a scatenare) la polemica sugli aiuti per l'educazione dei figli in tenerissima età. Ha difeso posizioni a volte ultraconservatrici, propugnando un modello di famiglia presessantottino, con una divisione chiara dei ruoli all'interno del nucleo familiare: l'uomo al lavoro, la donna in casa. E ha cominciato una seconda carriera come pubblicista e saggista, riuscendo subito a raggiungere notevoli successi di vendite per i suoi libri.


Le critiche nei suoi confronti si sono fatte sempre più pesanti e pressanti e la frase che ho riportato nel post precedente sembra essere stata la causa ufficiale del licenziamento che l'ha allontanata alcune settimane fa dalla televisione pubblica con l'accusa, più o meno apertamente formulata, di apologia del nazismo.


Che se ne parli bene o se ne parli male, l'importante è che se ne parli e la bufera scatenata dal caso ha contribuito senza dubbio a far salire le vendite de Il principio arca di Noé, il suo ultimo libro (il cui sottotitolo è "Perché dobbiamo salvare la famiglia").
Alcuni giorni fa la signora Herman è stata ospite di Johannes B. Kerner, il Talkshow del secondo canale della televisione pubblica tedesca, la ZDF. Kerner, il giornalista che dà il nome al Talkshow, uno dei più importanti e prestigiosi della Germania, aveva oltre alla signora Herman altri 4 ospiti: il comico Mario Barth, l'attrice Senta Berger, la presentatrice Margarethe Schreinemakers e il professor Wolfgang Wippermann, docente di storia contemporanea presso la libera università di Berlino.

Il tema della serata avrebbe dovuto essere, stando alla presentazione che ha fatto lo stesso Kerner, la divisione dei ruoli nella società tra uomo e donna, invece fin da subito si è trasformato in un processo a Eva Herman, una specie di "tutti contro uno". Alla signora Herman non è stata data la possibilità di spiegare le sue idee, ma solo quella di ritrattare, di ammettere che aveva sbagliato a pronunciare la frase incriminata. Poiché la signora Herman ha difeso la sua posizione continuando a dirsi vittima di una campagna di diffamazione portata avanti dall'intera opinione pubblica, Kerner ha deciso di pregare la sua ospite di lasciare lo studio.


Le reazioni dell'opinione pubblica e del mondo dei blog


Il Rauswurf [la cacciata] ha trovato posto naturalmente in tutti i giornali e in tantissime trasmissioni televisive. Se la ZDF sembra essersi trincerata dietro una difesa compatta del comportamento di Kerner, i commenti della stampa sono più differenziati. Il Tagesspiegel, giornale di tendenze progressiste della capitale, critica apertamente il comportamento di Kerner:

Sobald rechte Argumente ausgesprochen werden, versagt das öffentlich-rechtliche Fernsehen komplett. Es tut so, als könne man über rechte, tatsächlich oder vermeintlich nazinahe Thesen nicht diskutieren [...] Was Kerner mit Herman veranstaltete, war keine Diskussion, sondern eine Hexenverbrennung, bei der Kerner sich selber auf billigstmögliche Weise zum Gottkönig der politischen Korrektheit zu stilisieren versuchte.

[Il servizio televisivo pubblico fallisce non appena si pronunciano tesi di destra. Esso si comporta come se fosse effettivamente possibile non discutere su tesi di destra, siano esse effettivamente avvicinabili al nazionalismo o meno [...] Ciò che Kerner ha fatto con la Herman non era una discussione, ma un rogo come quelli delle streghe, attraverso il quale lo stesso Kerner ha tentato di profilarsi nel modo più meschino come signore assoluto del politically correct.]

Il giornale conservatore FAZ si mantiene più neutro, concludendo il suo commento con queste parole:

Doch es war ein fragwürdiger Triumph des Moderators über eine angeschlagene Gegnerin, die nicht klug genug war, sich diesen Auftritt zu ersparen. Ob gewollt oder nicht: Spätestens jetzt ist Eva Herman zur Märtyerin all jener geworden, die überzeugt davon sind, dass es in diesem Land kein Recht auf freie Rede gebe.

[Ma è stato un successo discutibile di un presentatore contro un'avversaria già indebolita, che non è stata abbastanza smaliziata da capire che era meglio risparmiarsi questo incontro. Che fosse voluto o meno, al più tardi a partire da ora Eva Herman è diventata la martire di tutti quelli che sono convinti che in questo Paese non ci sia libertà di parola.]

In questa citazione della Frankfurter Allgemeine Zeitung l'autore dell'articolo usa una forma verbale [gebe] che denota il suo voler prendere distanza da questa affermazione e quindi il non essere sostanzialmente d'accordo con quanti sostengono la tesi della mancanza di libertà di parola. Egli riconosce però al tempo stesso che questo episodio ha fornito ai sostenitori di questa posizione un argomento inconfutabile a loro favore.

Sulla stessa lunghezza d'onda si rivela anche Andreas Zielcke per la Süddeutsche Zeitung:

Der Eklat, den Eva Hermans Rauswurf aus der Sendung darstellt, ist entgegen dem ersten Anschein kein Eklat, der ihr allein in die Schuhe zu schieben ist, es ist ein Debakel des Moderators und seiner weiteren Gäste. Er ist vor allem symptomatisch für das Unvermögen zum öffentlichen Streit, wenn es um das deutsche Tabu geht.

[Lo scandalo rappresentato dalla cacciata di Eva Herman dalla trasmissione, si rivela, contrariamente a quanto sembrava ad una prima occhiata, non essere affatto uno scandalo di cui lei sola porta la responsabilità: è una debacle del presentatore e dei sui altri ospiti. E diviene soprattutto sintomatico dell'incapacità di lasciarsi andare ad un pubblico dibattito quando si tratta del tabù [della storia] tedesca.]


Ad una veloce occhiata la blogosfera italiana si dimostra più informata e più obiettiva nel suo giudizio sulla Herman di quanto lo sia la stampa italiana. Senza la pretesa di esaustività e men che meno di rappresentatività, vorrei però elencare alcuni post sull'argomento, come quell,o a mio parere, intelligente di Sandro su BigBlog e quelli, sempre a mio parere, più discutibili
di Catastrofe che riporta un virgolettato errato, di
Globali che, nonostante le buone intenzioni, riporta virgolettati sbagliati e credo che dimostri di non aver visto veramente la trasmissione, o i tanti, come Io volevo l'araba felice, che hanno semplicemente riportato l'articolo di Taino sul corriere della sera


Ricordo una frase del mio libro di storia delle medie (penso che fosse di Voltaire): non condivido ciò che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

Credo che la democrazia tedesca sia matura e sicura abbastanza per potersi permettere di ragionare così.